giovedì 19 agosto 2021

L'UOMO CHE ERA BENVOLUTO DA DIO

 

C'era una volta un uomo che sosteneva di essere felice perché era particolarmente benvoluto da Dio. "Ogni cosa che io desidero Egli me la concede" raccontava a tutti soddisfatto e sorridente. Alcuni lo ritenevano pazzo, altri bugiardo, altri ancora gli davano del "presuntuoso". Quell'uomo allora, per dimostrare di non avere torto, disse un giorno ad un gruppo di persone che gli avevano chiesto una prova inoppugnabile di ciò che sosteneva con tanta sicurezza: "Non credete che Dio mi ama? Adesso ve lo dimostro. Ogni sera chiedo al Signore:" Domani voglio che sorga il sole! "e Lui, puntualmente, ogni mattina mi sveglia con la luce del sole che bussa alla finestra della mia stanza. Poi gli chiedo: stanotte voglio che splenda alta nel cielo la Luna. E Lui, ogni notte, realizza ciò che gli ho chiesto regalandomi una magnifica e luminosa visione della Luna e del firmamento da lasciare senza fiato. Poi gli chiedo: voglio che immense nuvole multiformi riempiano il cielo con la loro insuperabile fantasia che farebbe invidia a un grande pittore. Ed ecco che se alzo lo sguardo bianche nuvole danzano lente e cambiano forma di continuo davanti ai miei occhi pieni di stupore." A questo punto le persone che lo ascoltavano lo interruppero protestando a gran voce. Uno dei presenti gli disse spazientito: "Ma tu ci stai prendendo in giro! Queste cose già esistono indipendentemente dai tuoi desideri e sono a beneficio di tutti, non soltanto di pochi privilegiati benvoluti da Dio." "Ti sbagli mio caro amico - rispose l'uomo sorridendo - tutte queste cose esistono davvero soltanto per chi le desidera ogni giorno come un meraviglioso e quotidiano regalo del Signore. Solo chi ne apprezza il valore e la bellezza le vive come un perpetuo dono di Colui che le ha create. Non c'è nulla di scontato nell'opera di Dio, e nulla è più prezioso e desiderabile di ciò che Egli prepara ogni giorno con immenso amore per tutti i Suoi figli. Soltanto chi comprende quanto amore ci sia in tutto quello che lo circonda si rende conto davvero di essere benvoluto da Dio."


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mercoledì 4 agosto 2021

I BUONI FRUTTI


Una calda e radiosa mattina d'estate due teologi discutevano in aperta campagna all'ombra di un pesco. Seduti sull'erba con le spalle appoggiate al tronco dell'albero disputavano su importanti argomenti di Fede. Stavano parlando già da un'ora facendo dotte citazioni dalla Bibbia e dai Padri della Chiesa quando videro all'improvviso arrivare da lontano un contadino. Uno dei due teologi propose al collega: "Proviamo a chiedere a quell'uomo chi di noi due ha ragione". "A lui? - rispose l'altro - ma quell'uomo non capirà neanche di che cosa stiamo parlando!" "Forse proprio per questo è l'arbitro ideale per dirimere la nostra controversia. Gesù non ha detto forse che la verità appartiene ai semplici? Chiediamo dunque a una persona semplice di porre finalmente termine a questa complicata diatriba". L'altro teologo sorrise divertito e accettò la proposta. Quando il contadino si fu avvicinato essi si alzarono da terra e lo salutarono cordialmente. Il contadino reggeva in una mano un'ampia cesta di vimini e nell'altra teneva una scala di legno. Rispose al saluto dei due e appoggiò la scala al tronco dell'albero. Mentre si arrampicava sulla scala con la cesta sotto il braccio i due teologi lo osservavano. Il contadino scelse con cura e staccò dai rami alcune grosse pesche e le raccolse nella cesta, poi ridiscese dalla scala. I due rimasero incantati dalla bellezza e dal profumo di quei frutti. "Volete assaggiarle?" domandò l'uomo. Essi accettarono volentieri. Mentre assaporavano le pesche offerte dal contadino il teologo che aveva lanciato all'altro la proposta di coinvolgere l'ignaro agricoltore nella disputa si decise a parlare. "Senta, visto che è stato così gentile vorremmo chiederle un'altra cortesia. Noi siamo due professori di teologia, ferventi cattolici, ma non riusciamo a metterci d'accordo su una questione alquanto complessa. Vorremmo dunque domandarle il suo parere." Il contadino li guardò sorpreso poi rispose:" Ma io non so nulla di teologia. Credo in Dio Onnipotente e in quello che ogni giorno mi regala, di più non saprei dirvi. ". L'altro teologo sorrise e disse: "Proprio per questo pensiamo che il suo giudizio sarà per noi illuminante. Anche senza sapere di che cosa stavamo discutendo, così, a istinto, chi pensa che abbia ragione tra noi due?" Il contadino guardò in alto pensoso tra i rami del pesco, poi osservò i frutti che aveva raccolto nella cesta. Mentre i due professori finivano di gustare le pesche dolci e succose egli domandò loro:" Vi sono piaciute?". I due assentirono con entusiasmo affermando di non averne mai assaggiato di più buone. "Ecco - disse il contadino - secondo me ha ragione lui." "Lui chi?" domandò curioso uno dei due teologi. "Ha ragione l'albero, ha ragione il pesco - proseguì il contadino - Gesù ha detto infatti che l'albero buono si vede dai suoi frutti. Chi di voi due un giorno sarà capace di produrre non soltanto parole ma frutti buoni come quelli che quest'albero ci dona nella bella stagione, quello avrà sicuramente ragione." Pronunciate queste poche parole il contadino riprese la cesta e la scala e si allontanò. I due teologi, che tenevano ancora in mano il nòcciolo delle pesche appena mangiate, si guardarono negli occhi rimanendo in silenzio e assorti a meditare sulla risposta dell'uomo. Poi piano piano incominciarono a sorridere tutt'e due come illuminati da una brillante intuizione. Le parole del contadino non avevano toccato il loro cuore, avevano offerto soltanto un nuovo alimento alla loro erudita superbia. Gettarono via i nòccioli sull'erba e si incamminarono lungo il sentiero di campagna mettendosi a discutere su quale fosse il vero significato del discorso evangelico dell'albero e dei "buoni frutti". Essi possedevano una sapienza soltanto accademica, arida e vuota come una terra infertile. La sapienza del contadino apparteneva invece ad un cuore umile e innamorato, una sapienza che sa riconoscere nelle cose più semplici della vita un meraviglioso frutto dell'amore di Dio.



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domenica 25 luglio 2021

IL CAMPANELLO

 

Un uomo molto fedele a Dio ma esasperato dalla propria incapacità di resistere alle tentazioni del Maligno chiese un giorno al Signore: "Padre, fa' in modo che ogni volta in cui sto per cedere a una tentazione suoni un campanello d'allarme che serva ad avvertirmi e a fermarmi prima che sia troppo tardi." Il Signore gli rispose: "Figlio mio, se io facessi suonare un campanello ogni volta in cui stai per cedere a una tentazione tu diventeresti sordo o finiresti per impazzire. Il Maligno ti tenta senza tregua, in modo dichiarato o subdolo, nelle azioni e anche nell'intimità dei pensieri. Se non hai la ferma volontà di resistergli con l'aiuto della Fede e della preghiera a ben poco servirebbe un campanello d'allarme. Tutto quello che posso dirti è questo: immagina di uscire di casa con un vestito nuovo e prezioso. Certamente staresti attento a non sporcarlo, eviteresti le pozze d'acqua melmosa e gli schizzi di fango, percorreresti strade pulite, non andresti certo ad inerpicarti su un sentiero impervio pieno di sterpi, terreno, spine e polvere. Il vestito nuovo ed elegante che indossi è quello con cui dovrai presentarti a me per la Festa nel Cielo, lo stesso che hai indossato nel giorno del Battesimo, ed è bene che lo conservi integro e pulito come io te l'ho donato. Ma se una macchia anche piccola dovesse adombrarne lo splendore e l'eleganza va' di corsa a lavarlo affinché torni a risplendere nuovo come prima. Questo è il comando che ti do: preoccupati di conservare candido e immacolato il tuo vestito percorrendo le luminose vie della purezza e rifuggendo le valli oscure del peccato, e quando ti accorgerai che il fango del mondo lo ha macchiato ancora una volta affrettati a lavarlo con la Confessione e il pentimento sincero. Soltanto così potrai partecipare alla meravigliosa Festa nel Cielo che ho voluto per te e per tutti coloro che mi amano."




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mercoledì 14 luglio 2021

LA DATA DI NASCITA DI GESÙ

 


Un argomento insistentemente dibattuto è la vera data di nascita di Gesù: è nato davvero il 25 dicembre? Ancora una volta mi sembra che ci si occupi del superfluo a danno del sostanziale. Ancora una volta trovo perfettamente adeguato il famoso detto: "Quando il saggio indica la Luna lo stolto guarda il dito". Per chi riconosce l'identità divina di Gesù avere dei dubbi sulla Sua effettiva data di nascita non ha alcun senso, infatti Dio non può avere una data di nascita perché Egli esiste "da sempre". Il meraviglioso evento dell'Incarnazione del Verbo che celebriamo a Natale è molto più importante del giorno preciso in cui esso avvenne. Questo principio vale ancor più per l'altra grande ricorrenza cristiana: la Pasqua. Dovremmo forse chiederci in quale giorno Gesù è stato crocifisso e in quale preciso giorno è avvenuta la Sua Resurrezione? La data mobile della Pasqua non può mettere in dubbio lo straordinario evento della Resurrezione di Nostro Signore e i successivi avvenimenti che vi si concatenano: l'Ascensione e la Pentecoste. Sappiamo inoltre che i dubbi sull'identità anagrafica di Gesù non sono cominciati oggi, perché già nel Vangelo qualcuno si espresse a questo riguardo con capziosa ostilità.

"Gli dissero allora i Giudei: «Non hai ancora cinquant'anni e hai visto Abramo?". Rispose loro Gesù: "In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono". (Gv.8, 57-58)



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sabato 10 luglio 2021

IL SOLE E DIO


Un giorno il sole rivolgendosi a Dio manifestò il suo stupore e la sua perplessità per il bizzarro comportamento degli uomini. In estate, quando si avvicinava di più a loro per scaldarli con il suo vigoroso calore li vedeva sbuffare, dare in smanie, soffrire, imprecare e invocare il freddo invernale. Quando in inverno si allontanava da loro li sentiva al contrario invocare le vampate della bella stagione. Domandò dunque: "Ma perché le creature umane sono sempre così insoddisfatte? Gli alberi fruttificano, perdono le foglie e poi rinverdiscono senza mai lamentarsi, gli uccelli migrano verso altri cieli, la terra segue obbediente e generosa il ritmo delle stagioni. Perché soltanto gli uomini hanno sempre da lagnarsi di ogni loro condizione, fosse anche la più vantaggiosa del mondo?". "Abbi pazienza - rispose sorridendo il Signore - non devi offenderti se essi mostrano così poca gratitudine nei tuoi confronti. Anche con me sono intolleranti e sfiduciati. Molti di loro affermano convinti che io non esisto e perfino quelli che mi amano spesso si domandano se un Padre davvero ci sia nell'alto dei Cieli. Che cosa accadrebbe se un giorno decidessi davvero di abbandonarli? Sarebbe come se tu spegnessi per sempre la tua luce lasciandoli nel buio di una notte gelida e infinita. Dunque continua ad illuminarli pazientemente con i tuoi raggi come io li illumino con il mio amore. Le creature umane sono fatte così: paurose, inquiete, incostanti, ingrate, inappagate, ma io le amo proprio per questo, perché so che più di tutte le altre creature della Terra esse hanno bisogno di me come hanno bisogno di te, che sei la fonte della vita. Tu le consoli e le prepari al riposo con la meravigliosa dolcezza dei tuoi tramonti, e all'alba prometti a ciascuno di loro un giorno di luce nuova e di speranza. Non faccio lo stesso anch'io con i loro cuori?"




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mercoledì 5 maggio 2021

DOV'È LA PIETÀ?

 

Ricordo che sono stato a Roma per la prima volta nel 1973, all'età di otto anni. Provai davvero una grande emozione, soprattutto quando mi apparve all'improvviso davanti agli occhi il Colosseo in tutta la Sua maestosità. La voce del Papa Paolo VI e la sua piccola figura bianca in lontananza (all'epoca non c'erano i maxischermi in piazza) mi suggerirono qualcosa di incantato e di surreale. Una volta entrati nella Basilica di S. Pietro mi sentii letteralmente sovrastato dalle sculture che l'adornano, ma anche dal peso dei secoli che la mia fantasia di bambino avvertiva con più forza del fascino mistico di quel luogo santo. Ricordo che in un angolo c'era una tenda, come una sorta di piccolo sipario che nascondeva qualcosa. Si trattava dello spazio normalmente occupato dalla famosa "Pietà" di Michelangelo. In quel periodo purtroppo il capolavoro non era visibile al pubblico perché sottoposto da diversi mesi a un delicato intervento di restauro. Venni così a sapere che la meravigliosa scultura di Michelangelo era stata gravemente danneggiata a colpi di martello da uno squilibrato (il fatto era avvenuto nel maggio 1972). Ricordo che avendo sentito parlare della Pietà mentre entravamo in Basilica, quando ci trovammo di fronte a quel triste spazio vuoto coperto da una tenda purpurea domandai dispiaciuto ai miei genitori: "È adesso dov'è la Pietà? Quando potremo vederla?". Questa domanda mi risuona ancora oggi malinconica nel petto ma con una differente intenzione. Dov'è finita la pietà? Quando potremo rivederla? La pietà che dovrebbe straziarci l'anima davanti al dolore dei fratelli è stata presa a martellate, è assente dalla nostra vista e dal cuore. Forse anch'essa è in fase di restauro perché troppi danni ha subìto in questo mondo così spietato fino all'inverosimile. Quando potremo ritrovarla? Soltanto la pietà può salvarci, perché se alla pietà subentra la fredda ragione ogni orrore diventerà plausibile, accettabile, ci abitueremo a tutte le ingiustizie e la sofferenza del fratello non lascerà sgorgare nemmeno più una lacrima ma solo sterili ragionamenti. Di fronte al dolore e al pianto di Maria per il Figlio morto si leverà sempre una voce senza amore e senza cuore che domanderà: "Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!". Il segreto più profondo della Fede cristiana sta nella pietà che il buon ladrone ebbe per la sofferenza di Gesù. Di fronte a ciò che non riusciamo a comprendere dobbiamo farci condurre dalla pietà, perché solo questo sentimento consente di vedere con chiarezza tutto ciò che il Signore ha nascosto da sempre all'intelligenza del mondo.






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sabato 1 maggio 2021

QUANDO IL SIGNORE DECISE DI DIVENTARE PADRE

 

Nel corso della Creazione il Signore aggiungeva giorno dopo giorno elementi alla Sua mirabile opera e se ne compiaceva. Come un grande artista guarda nascere un po' alla volta il suo capolavoro Egli considerava la bontà delle cose da Lui create: "E Dio vide che era cosa buona." (Gen. 1, 10). Poteva bastare tutto questo alla Sua gioia, alla Sua soddisfazione di Creatore. Tuttavia per rendere davvero perfetto e compiuto il Creato mancava ancora qualcosa, una creatura in cui Egli potesse rispecchiarsi e sulla quale potesse riversare tutto il Suo Amore per essere ricambiato: l'uomo. Ed è così che Dio decise di diventare Padre. Forse sapeva già a quali dispiaceri sarebbe andato incontro. Fin dall'inizio sperimentò la disobbedienza dei Suoi figli, e poi assisté amareggiato all'omicidio compiuto da un fratello nei confronti dell'altro fratello, e fu soltanto l'inizio. A quanti altri crimini e tradimenti ha dovuto assistere nel tempo non smettendo mai di amarci! Noi restiamo nel bene e nel male la causa della Sua felicità. Non il cielo e la Terra potevano far palpitare il Cuore dell'Altissimo di gioia o di dolore, ma soltanto la creatura umana, l'unica che volle fare a Sua immagine. Tanto grande è stato il Suo Amore di Padre che Egli ha dato il Suo Figlio Unigenito per noi e insieme al Figlio ha sofferto, ha subìto insulti e incomprensioni, è morto. Per amor nostro il Padre ha sperimentato il dolore e la morte, ma tutto questo lo rende ancora oggi felice, perché nel bene e nel male noi continuiamo ad essere l'unica causa della Sua felicità.






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domenica 11 aprile 2021

LA FEDE RINVERGINA LA VITA

 


Quando si è bambini si cerca di capire il mondo imitandolo. I genitori rappresentano il primo modello e, se ci sono, anche i fratelli maggiori. Quando si è adolescenti c'è voglia di esperienze forti e l'animo è pronto a fibrillare per ogni novità, per ogni conquista che ci faccia emozionare ed arricchisca il cuore di esuberante letizia. Da giovani vogliamo finalmente entrare con saggezza e sapienza nella vita, rivaleggiamo e ci confrontiamo col mondo, abbiamo ansia ed urgenza di imparare tante cose per crescere e raggiungere un traguardo importante: la realizzazione dei nostri sogni. Man mano che passano gli anni tuttavia ci chiudiamo alle nuove imprese e il coraggio di rischiare viene meno. Pensiamo di non aver più nulla da costruire e da assicurarci se non una tranquilla e serena vecchiaia. La Fede ci impone un percorso completamente diverso. Quella voglia di scoperta e di novità che caratterizza la prima parte della vita, quando il cuore è ancora vergine e affamato di nuovi sentimenti, deve essere la regola costante di chi ama Dio e ispirato da questo amore non smette mai di cercarlo e di invocarlo. Non vi è stanchezza né rinuncia per chi ama Dio e crede con entusiasmo alle Sue promesse. Nulla sarà prevedibile e scontato per chi segue la Via luminosa che porta verso il Cielo. La Fede rinvergina la vita e la fa diventare un terreno fertile in cui ogni giorno fruttifica e si compie la Grazia del Signore.



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mercoledì 7 aprile 2021

COME CANDELE SPENTE

 

Questa storia risale a un tempo assai lontano, quando gli uomini usavano ancora le candele per illuminare le proprie abitazioni. C'era una volta in una casa antica una candela che aveva paura di ardere. Essa vedeva le sue povere compagne che venivano consumate nei candelabri, sui lampadari, nelle bugie e sugli scrittoi e ne commiserava la triste sorte: ridotte a un mozzicone di cera sciolta in pianto, svanite in un dolore che consuma fino a lasciare un piccolo lago di lacrime solidificate. Lei non voleva fare quella fine. Così alta, candida, ben levigata come la lancia di un guerriero sarebbe in poche ore diventata un nulla, un ammasso informe di cera disciolta. Per questo quando i padroni di casa infilavano una mano nella scatola in cui giaceva insieme alle altre compagne, la povera candela tremava di paura, e non potendo fare nulla per sottrarsi al suo destino sperava ogni volta che non fosse arrivato il suo turno. Una sera vide una compagna infilata in una bugia di terracotta che il padrone aveva appoggiato nel ripostiglio accanto alla scatola delle candele ancora da utilizzare. Quale compassione ne ebbe! Era ormai "al lumicino". Consumava le ultime gocce di cera e muoveva debolmente la fiammella che emanava fiochi bagliori. "Compagna mia - le disse impietosita - come ti sei ridotta! Come ti hanno trattata, come ti hanno sfruttata! Eri bella e integra e ora non sei più niente. Dovrò diventare anch'io così? Perché dobbiamo esistere per così poco tempo e poi diventare un niente, perché ci hanno creato per svanire come un'effimera illusione?" L'altra candela, con quell'ultimo residuo di calore ed energia che le era rimasto rispose piano, affannando: "Mia cara amica, noi siamo state create per fare luce, non per essere complici dell'oscurità. Non sai quante cose meravigliose ho visto e ho fatto vedere alle creature umane! Ho portato luce sulla tavola della famiglia unita a cena, ho illuminato le preghiere della mamma che invocava il Signore per la felicità dei Suoi figli, le ho fatto luce mentre raccontava favole al più piccolo per farlo addormentare, e ho aiutato il padre a scrivere lettere sul suo scrittoio a un fratello che vive lontano. Che meraviglia aver sentito tante emozioni e averle illuminate! Sai, ho ascoltato spesso anche le loro parole, le confidenze che si facevano, le loro gioie, le preoccupazioni, i progetti per l'avvenire. Ho saputo inoltre che è in arrivo una luce nuova, una nuova energia che illuminerà le strade e le case. Non so bene di cosa si tratti, ma so che molto presto gli uomini non avranno più bisogno di noi come prima. Compagna mia spera che ti chiamino presto a illuminare la loro vita perché è un'emozione indescrivibile. Significa capire perché siamo state create, significa sentirsi utili, significa vedere i loro occhi smarriti nel buio che seguono pieni di gratitudine la nostra luce. Certo non vedrai sempre cose belle, ci saranno anche lacrime e sospiri dolorosi, ma la tua gioia sarà sempre grande perché porterai a tutti il conforto della tua luce." Pronunciate queste ultime parole la sua debole fiammella si spense per sempre, e un sottilissimo filo di fumo salì verso il soffitto estinguendosi velocemente nell'oscurità. La candela nella scatola meditò sulle parole della compagna da poco spirata e improvvisamente provò una sensazione nuova, le si accese dentro un desiderio fortissimo. Ebbe voglia di essere scelta subito perché voleva anch'essa illuminare gli abitanti della casa ed emozionarsi insieme a loro. Pregustò le ineffabili sensazioni che il calore della sua luce avrebbe procurato a sé stessa e alle persone della famiglia. Cominciò ad attendere con ansia che la mano del padrone la prendesse finalmente per infilarla in un candeliere, per portarla in giro nelle stanze e nei corridoi, sulla tavola in cucina, sullo scrittoio, sul comò e nella camera dei bambini, davanti al dolce sguardo della mamma che per i suoi piccoli ogni ora sospirava, sorrideva, pregava. Il desiderio di illuminare la loro vita l'avrebbe consumata fino alla sua ultima goccia di cera, fino al suo ultimo istante di felicità.

Il Signore ci ha creato per portare luce nel mondo e ardere di amore, non per vivere come candele spente.







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venerdì 19 marzo 2021

"PERCHE' MI PERCUOTI?"


Una delle frasi più famose del Vangelo, quell'invito che appare così assurdo alla logica del mondo, è l'esortazione di Gesù a "porgere l'altra guancia". Sfido chiunque a dimostrarmi di non aver accettato "con riserva" questo invito del Maestro. Sappiamo inoltre che i nemici della Fede cristiana, coloro che provocano i credenti con grande malizia, spesso fanno appello a questo insegnamento di Gesù dicendo che se siamo dei veri cristiani dobbiamo accettare insulti e percosse senza opporre la minima resistenza. La perversa logica del mondo ha trasformato "Porgi l'altra guancia" in una frase che piace molto agli schiaffeggiatori. Eppure in un'altra situazione del Vangelo, quando Gesù riceve uno schiaffo da una guardia per aver risposto con troppa audacia al sommo sacerdote, sappiamo che Egli reagisce con una domanda precisa e disarmante. "Gli rispose Gesù: «Se ho parlato male, dimostrami dov'è il male; ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?»" (Gv. 18, 23). "Perché mi percuoti?". Questa domanda mette chi ci colpisce di fronte alle proprie responsabilità. Una domanda che vale quanto un castigo divino. Una domanda che nella sua apparente delicatezza contiene la più dura accusa a chi opera il male. Gesù avrebbe potuto rivolgere la stessa frase a coloro che decisero di farlo crocifiggere, a coloro che si indignarono nella sinagoga davanti alle Sue parole, a coloro che lo accusavano di bestemmiare e perfino di essere un indemoniato. Il Signore potrebbe rivolgere le medesime parole ancora oggi a chi nega la Verità da Lui proclamata o a chi lo insulta bestemmiando. Se anche noi invece di reagire con rabbia ponessimo la stessa domanda a coloro che ogni giorno ci fanno del male, i nostri "schiaffeggiatori" molto probabilmente non saprebbero che cosa rispondere.

"Perché mi percuoti?"







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lunedì 15 marzo 2021

AI MIEI FRATELLI NON CREDENTI


Voi che non credete sostenete che Dio non esiste perché la condizione umana è molto triste: essa è fatta di cattiverie, di sofferenze fisiche e morali e infine di morte. Eppure voi stessi riconoscete che nel mondo esistono l'amore, l'amicizia, la felicità; ne siete tanto convinti che queste cose meravigliose le desiderate e le cercate fortemente ogni giorno della vostra vita. Ma se la condizione umana è così irrimediabilmente triste al punto da indurvi a non credere in Dio, allora da dove vengono l'amore, l'amicizia, la felicità? Chi vi induce a desiderare questi sublimi sentimenti che riscattano l'uomo da tutte le sue insopportabili miserie? C'è senz'altro qualcosa di più grande, qualcosa che trascende la nostra condizione terrena ed eleva il cuore ad altezze imponderabili, qualcosa di talmente immenso e luminoso da sembrarci irraggiungibile. Questo "qualcosa" tocca ogni creatura con i raggi del Suo Amore. Questo "qualcosa" si chiama Dio.



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venerdì 15 gennaio 2021

IL RELATIVISMO, UNA MENZOGNA FACILMENTE CONFUTABILE

 


"Così è (se vi pare)" recita il titolo di una famosa commedia di Pirandello. Questo titolo così semplice e ammiccante è già un piccolo manifesto del relativismo, quella corrente di pensiero che cominciava a farsi strada nel ventesimo secolo come frutto di una sempre crescente perdita di valori e di riferimenti precisi, un canceroso processo spirituale che è alla base della crisi dell'uomo contemporaneo. Il dubbio è stato "istituzionalizzato" al punto da diventare una prova di estrema intelligenza, mentre ogni certezza assoluta viene stigmatizzata come manifesta dimostrazione di ottusità e di fanatismo. Questa perdita di valori assoluti e inoppugnabili non poteva risparmiare la religione, anzi, la religione è diventata il principale bersaglio del pensiero relativista. Se in altri contesti, come ad esempio la politica e lo sport, è tollerata ogni forma di schieramento e di incrollabile ed estremistica fede, in ambito religioso viene richiesta la massima accondiscendenza ed elasticità in nome della tolleranza e del reciproco rispetto. Tuttavia, se prendiamo in considerazione le tre grandi religioni monoteiste, Ebraismo, Cristianesimo e Islam, non possiamo ignorare che esse si sono sviluppate su un terreno comune: la Bibbia. Ebrei e cristiani condividono il Pentateuco, i primi cinque libri della Sacra Scrittura, mentre il Corano trova nella Bibbia dei cristiani e degli ebrei il suo humus, la sua linfa, la sua ispirazione. Queste tre grandi confessioni che contano miliardi di fedeli in tutto il mondo vengono chiamate anche "religioni abramitiche", perché i loro seguaci riconoscono in Abramo il comune capostipite. Ecco dunque che non esistono confini così invalicabili, muri così alti e spessi da non poter essere abbattuti. Io sono cristiano e certamente difendo la Verità proclamata e rappresentata dalla Persona di Gesù Cristo, ma ciò non vuol dire che io neghi le altre verità ispirate dall'unica incontrovertibile Verità, quella contenuta nella Sacra Bibbia. Gesù stesso afferma che Egli non è venuto per cancellare il passato e la tradizione, ma per renderli perfetti. "Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto per abolire, ma per dare compimento." (Mt. 5, 17). Ogni dubbio fine a se stesso, ogni dubbio che non trovi sbocco nell'accettazione di una verità assoluta finisce per creare soltanto angoscia e smarrimento. Alla fine della citata commedia di Pirandello entra in scena una misteriosa donna velata che si presenta al pubblico come "la verità". Ella sostiene di non esistere perché dice di sé stessa: "Io sono colei che mi si crede" ma "per me nessuna, nessuna". Questa donna così misteriosa è portatrice di un falso assioma. Il fatto che non tutti gli uomini della Terra la pensino allo stesso modo non implica la totale assenza di una Verità che possa essere condivisa da tutti. L'oscura dama che conclude la commedia di Pirandello può essere assunta come emblema del relativismo moderno. Io tuttavia voglio guardare da un'altra parte. Voglio guardare alla luminosa presenza di Colui che ha proclamato di sé stesso con voce limpida, autorevole e sincera, con l'audacia e l'incontrastabile fermezza di chi non verrà mai smentito né dagli uomini, né dal tempo, né dai cambiamenti della storia: "IO SONO VIA, VERITÀ E VITA". 







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