Una calda e radiosa mattina d'estate due teologi discutevano in aperta campagna all'ombra di un pesco. Seduti sull'erba con le spalle appoggiate al tronco dell'albero disputavano su importanti argomenti di Fede. Stavano parlando già da un'ora facendo dotte citazioni dalla Bibbia e dai Padri della Chiesa quando videro all'improvviso arrivare da lontano un contadino. Uno dei due teologi propose al collega: "Proviamo a chiedere a quell'uomo chi di noi due ha ragione". "A lui? - rispose l'altro - ma quell'uomo non capirà neanche di che cosa stiamo parlando!" "Forse proprio per questo è l'arbitro ideale per dirimere la nostra controversia. Gesù non ha detto forse che la verità appartiene ai semplici? Chiediamo dunque a una persona semplice di porre finalmente termine a questa complicata diatriba". L'altro teologo sorrise divertito e accettò la proposta. Quando il contadino si fu avvicinato essi si alzarono da terra e lo salutarono cordialmente. Il contadino reggeva in una mano un'ampia cesta di vimini e nell'altra teneva una scala di legno. Rispose al saluto dei due e appoggiò la scala al tronco dell'albero. Mentre si arrampicava sulla scala con la cesta sotto il braccio i due teologi lo osservavano. Il contadino scelse con cura e staccò dai rami alcune grosse pesche e le raccolse nella cesta, poi ridiscese dalla scala. I due rimasero incantati dalla bellezza e dal profumo di quei frutti. "Volete assaggiarle?" domandò l'uomo. Essi accettarono volentieri. Mentre assaporavano le pesche offerte dal contadino il teologo che aveva lanciato all'altro la proposta di coinvolgere l'ignaro agricoltore nella disputa si decise a parlare. "Senta, visto che è stato così gentile vorremmo chiederle un'altra cortesia. Noi siamo due professori di teologia, ferventi cattolici, ma non riusciamo a metterci d'accordo su una questione alquanto complessa. Vorremmo dunque domandarle il suo parere." Il contadino li guardò sorpreso poi rispose:" Ma io non so nulla di teologia. Credo in Dio Onnipotente e in quello che ogni giorno mi regala, di più non saprei dirvi. ". L'altro teologo sorrise e disse: "Proprio per questo pensiamo che il suo giudizio sarà per noi illuminante. Anche senza sapere di che cosa stavamo discutendo, così, a istinto, chi pensa che abbia ragione tra noi due?" Il contadino guardò in alto pensoso tra i rami del pesco, poi osservò i frutti che aveva raccolto nella cesta. Mentre i due professori finivano di gustare le pesche dolci e succose egli domandò loro:" Vi sono piaciute?". I due assentirono con entusiasmo affermando di non averne mai assaggiato di più buone. "Ecco - disse il contadino - secondo me ha ragione lui." "Lui chi?" domandò curioso uno dei due teologi. "Ha ragione l'albero, ha ragione il pesco - proseguì il contadino - Gesù ha detto infatti che l'albero buono si vede dai suoi frutti. Chi di voi due un giorno sarà capace di produrre non soltanto parole ma frutti buoni come quelli che quest'albero ci dona nella bella stagione, quello avrà sicuramente ragione." Pronunciate queste poche parole il contadino riprese la cesta e la scala e si allontanò. I due teologi, che tenevano ancora in mano il nòcciolo delle pesche appena mangiate, si guardarono negli occhi rimanendo in silenzio e assorti a meditare sulla risposta dell'uomo. Poi piano piano incominciarono a sorridere tutt'e due come illuminati da una brillante intuizione. Le parole del contadino non avevano toccato il loro cuore, avevano offerto soltanto un nuovo alimento alla loro erudita superbia. Gettarono via i nòccioli sull'erba e si incamminarono lungo il sentiero di campagna mettendosi a discutere su quale fosse il vero significato del discorso evangelico dell'albero e dei "buoni frutti". Essi possedevano una sapienza soltanto accademica, arida e vuota come una terra infertile. La sapienza del contadino apparteneva invece ad un cuore umile e innamorato, una sapienza che sa riconoscere nelle cose più semplici della vita un meraviglioso frutto dell'amore di Dio.
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