martedì 14 novembre 2017
L'ONERE DELLA PROVA
Secondo l’ordinamento giuridico italiano chi vuole dimostrare l’esistenza di un fatto ha l’obbligo di “provare” il fatto di cui parla. Dunque l’onere della prova non è a carico di chi nega quel fatto, ma di chi vuole dimostrarlo. Spostandoci dall’ambito giuridico a quello religioso, nell’infinito dibattito tra atei e credenti circa l’esistenza di Dio sembra dunque che la prova dell’esistenza di Dio sia a carico del credente, in quanto egli “afferma” che Dio esiste. Eppure, il principio dell’onere della prova in questo ambito trova degli ostacoli che ne rovesciano completamente il senso. Il credente infatti afferma che Dio esiste ma non ha l’obbligo di dimostrarlo, poiché la sua certezza poggia su qualcosa di inconfutabile e indiscutibile: la Fede. Basta una Fede forte e convinta a ritenere che Dio esista, anche senza bisogno di prove. Gesù disse: “Beati coloro che crederanno senza aver veduto.” Il non credente, invece, afferma con convinzione categorica che Dio non esiste. Ma su cosa poggia questa sua certezza? Egli parla genericamente di razionalità, di buon senso, di logica, ma non ha alcuna prova per supportare concretamente la sua tesi. Anche quando afferma che non c’è nessun Al di là non ha la minima possibilità di dimostrarlo, perché egli non è ancora morto. Dunque, nella disputa circa l’esistenza di Dio sono gli atei ad avere l’obbligo di fornire una dimostrazione convincente in quanto ai fedeli basta la Fede per credere. Inoltre l’ateo non si limita a negare ciò che i credenti dicono ma fa una vera e propria affermazione quando dice: “Dio non esiste!” Per questo motivo l’onere della prova ricade solo su di lui.
Copyright © Bruno Canale 2017
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