domenica 8 marzo 2020

CORONAVIRUS, A QUALE NORMALITÀ VOGLIAMO RITORNARE?



Il mio desiderio in questo momento è che il virus scompaia ma che resti il fervore della preghiera e la volontà di andare in chiesa per parlare con il Signore e adorarlo. Il mio desiderio è che un giorno si possa riscoprire l'importanza di una stretta di mano e di un abbraccio, perché tutti avranno compreso che si può condividere la solitudine forzata ma anche la gioia di ritrovarsi felicemente uniti in chiesa durante la Messa come anche nel posto di lavoro o in famiglia. Il mio desiderio è che si pensi in futuro un poco di più a Dio e molto meno a sé stessi e alle inconsistenti apparenze che il mondo ci impone. In epoche molto remote, quando flagelli ed epidemie non mancavano, la religiosità era molto più diffusa sia tra i ricchi che tra i meno abbienti, sia tra i colti che tra gli analfabeti. La letteratura italiana comincia ufficialmente con una lode a Dio, il "Cantico delle creature" di S. Francesco d'Assisi, e ha il suo più solido pilastro in una monumentale opera che parla di Inferno, Purgatorio e Paradiso, la Divina Commedia. Forse l'uomo un tempo aveva una più precisa coscienza della propria caducità, del proprio essere un nulla davanti a Dio. È bene che oggi si recuperi questa sana e santa consapevolezza. Spero che quando saremo usciti da quest'incubo non torneremo alla consueta "normalità", quella normalità che fa credere all'uomo moderno di essere autonomo, evoluto, autosufficiente, indipendente da Dio, anzi che lo rende sicuro di non aver bisogno di alcun Dio. Al Signore non mancherà occasione, in futuro, per farci ricordare ancora una volta quanto siamo fragili e indifesi nel ritenerci così stupidamente forti.



Copyright © Bruno Canale 2020

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