lunedì 23 luglio 2018

CHE COS'E' LA VERITA'?






Gran parte dell'umanita' commette lo stesso errore che commise Pilato quando domando' a Gesu': "Che cos'e' la verita'?" senza accorgersi che la Verita' era gia' davanti ai suoi occhi.





Copyright © Bruno Canale 2018 (Testo)

giovedì 19 luglio 2018

L'ULTIMA SPERANZA





Una mattina di luglio un uomo assai infelice, che si sentiva costantemente insoddisfatto di sé e che soffriva per la memoria delle tante cattiverie subite nel corso della sua vita, decise di raggiungere un convento di frati francescani che si trovava in aperta campagna. In quel convento risiedeva un anziano religioso, Fra’ Saverio, che era molto conosciuto per la sua capacità di offrire luce e conforto alle persone che soffrono. Molti andavano da lui in cerca di consigli spirituali e anche per confessarsi. L’uomo, che quella mattina camminava verso il convento nella campagna assolata, ne aveva sentito parlare spesso. Un suo conoscente aveva insistito affinche' si rivolgesse a questo frate prodigioso, il quale aveva una parola giusta e consolatoria per tutti. Egli credeva in Dio ma non era mai stato un cattolico praticante. Per questo motivo aveva indugiato molto prima di seguire il consiglio di rivolgersi al frate. Ma ad un certo punto, quando si rese conto che nessuno, né sua moglie né i suoi parenti avevano piu' voglia di ascoltare il perpetuo elenco delle sofferenze e dei mille problemi che aveva dovuto affrontare nella vita, il poveretto decise di andare da qualcuno che di sicuro lo avrebbe ascoltato e gli avrebbe dato il giusto conforto. Ed eccolo lì, in una caldissima mattina di luglio, nel viale di campagna che conduce al convento di Fra' Saverio.
Il religioso lo accolse nella sua cella. L’uomo, prima di cominciare a parlare, si guardò rapidamente intorno e fu colpito dall’arredo essenziale e poverissimo dell’ambiente. La cosa più ricca dentro quella stanza era senz’altro lo sguardo pieno di luce del frate, che gli andò subito incontro con le braccia protese. Dopo averlo abbracciato dicendo “Pace e bene!”, Fra’ Saverio invito' l'ospite ad accomodarsi su una sedia di paglia, mentre lui si mise a sedere sulla sponda del suo letto. L’uomo non sapeva come esordire, poi sospiro', si fece coraggio e comincio' a parlare. Inizio' subito a raccontargli tutte le dolorose vicissitudini della sua vita, le numerose cattiverie che aveva dovuto subire, i tradimenti degli amici, l'ingratitudine dei parenti, le ingiustizie subite sul posto di lavoro, la severità del padre che spesso da piccolo lo aveva punito con eccessiva durezza, l’incomprensione che riceveva ogni giorno da sua moglie, dai suoi figli, i conseguenti attacchi di malumore e pessimismo che spesso lo facevano isolare dagli altri. “Ma capirà padre – disse mentre il frate non smetteva di fissarlo con un sorriso dolcissimo – dopo tutto quello che ho dovuto subire nella mia vita, è il minimo che possa fare adesso, di fronte a tanta insensibilità, ottusità, egoismo: isolarmi, cercare conforto nella solitudine.” A questo punto l’uomo non disse più nulla e resto' in silenzio. Il frate lo guardava, sempre con la medesima dolcezza. Ad un certo punto Fra’ Saverio gli chiese, cambiando espressione: “Ma perché sei venuto qui, figliolo? Che cosa pensi possa fare per te?” L’uomo si sentì imbarazzato e spiazzato da questa domanda. "Padre, vorrei che lei mi desse qualche consiglio, un po’ di conforto. Che cosa devo fare per vincere tanta amarezza, per difendermi da tanta cattiveria? Certo non posso cambiare il cuore della gente. Ma allora cosa posso fare, di che cosa ho bisogno per vivere nonostante tutto in pace col mondo?". Il frate lo guardò negli occhi, poi, ripreso il suo dolce sorriso, disse con calma: “Tu hai bisogno di un buon esorcismo, figlio mio". L'uomo spalanco' gli occhi e domando' scioccato: "Un esorcismo?" "Sì - continuo' il religioso con voce serena - ma non di un esorcismo come lo immagini tu. Se ti spruzzassi addosso acqua benedetta con l'aspersorio non otterrei alcun effetto. Il diavolo si e' nascosto così bene nei tuoi pensieri che nessuna preghiera o sacramentale servirebbe a cacciarlo via o a rivelarne la presenza. Ma non preoccuparti, non e' solo un problema tuo. Molti, direi quasi tutti ce l'hanno dentro e non lo sanno. E quando pensi di essertene liberato ecco che torna subito all'attacco. Ogni notte viene a importunare anche me, qui, nella mia cella. Io però lo scaccio via con la preghiera." L'uomo non aveva quasi più la forza di parlare. Poi, innervosito dal fastidio e dall'indignazione, disse: "Ma padre, che cosa sta dicendo? Io indemoniato? Dopo tutte le cattiverie che ho subito nella mia vita l'indemoniato sarei io? E se io sono indemoniato gli altri allora che cosa sono?" "E' proprio questo il punto! - rispose il frate alzandosi dal letto e andando a prendere un libro da una mensola che sporgeva da una parete. "Vedi?- disse mostrandogli quel libro - e' gia' scritto tutto qui dentro, Lui ci ha detto già tutto. Questo è il Vangelo, fonte di vita e di vera sapienza. "Va bene, il Vangelo, ma che c'entra il fatto che io sia indemoniato?" Dopo aver riposto il libro sulla mensola, Fra' Saverio disse: "Ricordi l'episodio dell'incontro di Gesu' con il giovane ricco? Gesu' gli chiede di abbandonare tutta la sua ricchezza, ma il giovane si rifiuta, arretra e torna sui suoi passi, non sa rinunciare alla sua vita di sempre. E sai perché? Non soltanto perché era attaccato ai suoi beni materiali, ma perché si identificava con la propria ricchezza esattamente come tu ti identifichi con la tua sofferenza! In questo momento ci sono milioni di persone che contano le loro ferite pensando di essere state vittime di tutta la cattiveria del mondo. Se Nostro Signore dovesse maledirci per ogni piaga o ferita che abbiamo lasciato sul Suo Corpo con i nostri peccati non ci sarebbe più una sola creatura vivente sulla faccia della Terra, perché si sarebbe abbattuto su di noi un castigo di gran lunga peggiore del diluvio universale! Invece Egli ci ama, continua ad amarci e a perdonarci. E allora - disse facendosi a un tratto torvo e severo - adesso, in questo preciso istante perdona tutti coloro che ti hanno fatto del male perché tu te ne fai ancora di più con il tuo rancore! E' questo l'esorcismo di cui hai bisogno, e lo puoi compiere tu, con la tua voglia di cambiare vita e di essere libero una volta per tutte!!" Un giovane confratello, sentendo Fra' Saverio alzare la voce, passò davanti alla porta della cella che era rimasta aperta. Fra' Saverio lo tranquillizzo' con un gesto e il giovane frate si allontano'. "Non ho più nulla da dirti, figlio mio" riprese il religioso tornando a sedere sul suo letto. L'uomo era sconvolto, agitato da un turbinio di pensieri e di sentimenti confusi. Usci' dalla cella senza salutare e senza nemmeno chiedergli la benedizione e s'incammino' per i lunghi corridoi del convento cercando l'uscita. Il fresco di quei corridoi gli sembrava adesso un gelo che paralizzava il cuore. 
Varcata la soglia del convento si ritrovò di nuovo nell'assolata campagna, smarrito, stordito come se una violentissima tempesta lo avesse travolto. Mentre camminava nel viale che lo conduceva lontano dal convento senti' bruciargli forte le tempie. Anche il canto perpetuo dei grilli tra le siepi era diventato ossessivo come una tortura. Lui era andato lì pensando che quel frate fosse l'ultima speranza, l'ultima possibilita' di conforto, di sollievo per le sue amarezze ed era stato trattato così, come se il colpevole della propria sofferenza fosse soltanto lui. Mentre rifletteva, ancorato sempre allo stesso pensiero, incominciò perfino a provare rancore per quel frate, e già meditava di parlarne male in giro raccontando a tutti la sua deludente esperienza. Anche l'anziano frate meritava senz'altro di essere annoverato nella lunga lista delle persone che gli avevano fatto del male. Nella sua veste di religioso era stato addirittura il peggiore di tutti, considerato che invece di offrirgli il giusto conforto e una risposta risolutiva lo aveva accusato. Ad ogni passo che faceva il suo rancore aumentava sempre piu' fino ad assumere le spaventose proporzioni di un odio che gli macerava la mente e il cuore. All'improvviso, piu' forte del calore estivo che lo avvolgeva, senti' un fuoco crescergli dentro come una vampa alimentata dal vento. Si fermo' spaventato, si guardo' intorno. Al posto della campagna c'era un deserto, e lui era da solo, li', divorato dal rancore, e il perpetuo ronzio dei grilli si era trasformato in un sibilo di serpi. Cadde in ginocchio coprendosi le orecchie con i palmi delle mani e piangendo si mise a gridare: "Basta! Basta!!". Dopo un po', molto lentamente, torno' a guardarsi intorno e rivide la campagna, risenti' la voce dei grilli. Da lontano vide il convento sulla sommita' della collina. Si alzo' in piedi e comincio' a camminare verso quella direzione. Mentre camminava si rese conto che Fra' Saverio aveva ragione. Soltanto adesso sentiva finalmente il peso salutare e salvifico di quell'ammonimento che era stato per lui come un violento schiaffo al proprio orgoglio. Egli aveva senz'altro bisogno di essere liberato da qualcosa che lo opprimeva da anni rendendolo infelice. Comincio' dunque a correre verso il convento come un assetato corre verso la fonte per non morire. Quando era ormai a pochi metri dal portone d'ingresso, qualcuno venne ad aprire per farlo entrare. Era un giovane frate che l'aveva visto arrivare da lontano. L'uomo, ansimante e sudato, non seppe dirgli nulla. Era stanco e nello stesso tempo agitato dalle nuove consapevolezze che si stavano facendo spazio con tanta forza nel suo cuore. Il giovane frate lo guardo' negli occhi, lo invito' a riprendere fiato, poi gli poso' dolcemente una mano sulla spalla e disse calmo e sereno: "Fra' Saverio ti sta aspettando".





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martedì 17 luglio 2018

L'ABITO DEL PRETE



Un giovane sacerdote, da poco ordinato, volle fare un esperimento: andare in giro per la citta' "indossando la tonaca". Per un prete dovrebbe essere la cosa piu' naturale del mondo, ma egli sapeva che molti sacerdoti non vestono più la talare. In seminario spesso ne aveva discusso con i suoi colleghi di studio. La maggior parte di loro sosteneva che non è importante l’abito ma la disposizione del cuore. Altri ritenevano che la tonaca fosse poco pratica e poco indicata a causa del colore scuro che tende ad allontanare la gente. Per capire se quest’ultima tesi fosse vera aveva bisogno di recarsi in un luogo il più possibile affollato. Pensò dunque alla stazione della metropolitana.

Mentre passeggiava avanti e indietro sulla banchina si accorse di essere guardato dalla maggior parte dei viaggiatori. Quando poi salì sul treno notò che tutti i passeggeri, soprattutto i più giovani, avevano sollevato lo sguardo dai loro cellulari fissandolo incuriositi e divertiti. Lui fece finta di nulla e andò tranquillamente a sedere. Alcuni si scambiarono tra loro commenti sottovoce; altri si coprivano la bocca con la mano per nascondere una risata. A un tratto, preso da un forte disagio si alzò e si fece spazio tra la gente per andare in un altro vagone; ma anche lì la situazione non cambiò molto. Alla fine, sopraffatto dall’imbarazzo fu costretto a scendere in una stazione qualsiasi.
Tornato a casa raccontò alla madre del disagio che aveva provato. “Possibile che al giorno d'oggi un sacerdote debba essere guardato come un alieno? E’ forse colpa della tonaca o di qualcos’altro?”. Ella rispose: “Figlio mio, tu sei un prete e hai il dovere di farti riconoscere come tale. Che t’importa che ormai la talare non la indossa quasi più nessuno? I poliziotti non indossano l’uniforme? E i medici, non indossano il camice bianco forse? La differenza è che loro lo fanno solo quando sono in servizio, mentre tu devi farlo sempre, perché sei sempre al servizio di Nostro Signore Gesù Cristo.”

Il giorno seguente il giovane sacerdote uscì di nuovo dalla chiesa con la tonaca e s’incamminò verso la metropolitana. Le parole di sua madre gli avevano dato coraggio. Nel treno, in mezzo alla folla, sentì di nuovo gli occhi dei viaggiatori puntati su di lui, ma lui ricambiò tutti quegli sguardi con un sorriso benevolo. Uscito dalla stazione della metro vide un barbone che giaceva su un materasso sudicio con accanto a sé un piattino per l’elemosina e un cartello con su scritto: “VENGO DA LONTANO”. Il sacerdote tirò fuori venti euro dal portafoglio e li mise nel piattino. Poi si chinò su di lui e gli domandò: “Da dove vieni?”. Il barbone disse con amarezza: “Padre, lei si è fermato per farmi un’elemosina ma il buon Dio deve essersi scordato di me.” “Ma no - rispose il giovane - il Signore non dimentica nessuno dei Suoi figli! Ecco, oggi ha mandato me e domani ti manderà un altro amico.” Poi gli diede l’indirizzo della Caritas diocesana dove avrebbe ricevuto degli abiti puliti e un pasto caldo. Il barbone lo ringraziò e disse: “Vuole sapere davvero da dove vengo padre? Dalla “fine del mondo”, come Papa Francesco!”.
Il giovane fu molto contento dell’esito di questo incontro. Con passo più sicuro ed animo sollevato si avviò dunque verso i giardini pubblici. Mentre camminava sereno sentì che la tonaca si faceva sempre più leggera sul suo corpo. Non gli pesava più ad ogni passo, e i suoi lembi sventolavano nell’aria fresca come una bandiera di amicizia e di fraternità. Quando finalmente raggiunse i giardinetti qualcosa attirò la sua attenzione. All’ombra di un platano un uomo anziano stava seduto su una panchina tenendosi la testa fra le mani. Fece per avvicinarsi, ma pensando di importunarlo ebbe un po’ di esitazione. Gli si accostò dunque molto lentamente e rimase in piedi davanti a lui, in silenzio. Con molta tristezza si accorse che stava piangendo. Non poté fare a meno dunque di sedergli accanto. Dopo qualche secondo l’uomo si voltò verso di lui e, senza dire nulla, si accasciò sulla sua spalla continuando a versare lacrime. Il giovane sacerdote lo strinse affettuosamente tra le braccia. Non volle chiedergli nulla, nemmeno il motivo di quel pianto. Rimasero per qualche minuto così. Il giovane stringeva a sé il dolore di quel pover’uomo che gli bagnava la tonaca con le sue lacrime singhiozzando come un bambino tra le braccia della madre. Alla fine l’infelice sollevò il volto bagnato dalla sua spalla e disse: “Mi scusi padre, ma avevo proprio bisogno dell’abbraccio di qualcuno. E se questo qualcuno è un sacerdote vuol dire che Dio ha avuto misericordia di me. Grazie”. Dopo aver pronunciato queste parole si allontanò e scomparve tra la gente. Il giovane era rimasto seduto sulla panchina senza riuscire a dire nulla, nemmeno a capire quale dramma si potesse nascondere dietro un simile pianto. Si alzò mestamente e cominciò ad incamminarsi pensieroso. Fatti pochi passi, sentì all’improvviso una voce femminile alle sue spalle che gridava: “Padre! Padre!!”. Una donna sui quarant’anni gli stava correndo incontro. Quando finalmente lo raggiunse disse ansimando: “Mi scusi padre, l’ho vista da lontano. Ho un bisogno urgente di confessarmi, la prego, ne ho davvero bisogno!” Il giovane fu stupito da tanta irruenza. “Ma come? Qui, adesso? Il suo parroco non può?” Padre, io non vivo in questa città - rispose lei - mi trovo qui soltanto per risolvere un problema legale con i miei fratelli a causa di un’eredità. Quando l’ho vista da lontano, in mezzo alla gente, non mi è sembrato vero. Un sacerdote proprio nel momento in cui desideravo confessarmi. La prego, non mi neghi questa possibilità!” Il giovane si guardò intorno imbarazzato, poi scorse un angolo più tranquillo dove c’era un muretto in ombra e invitò la donna a seguirlo. Quando furono seduti su quel muretto che li teneva distanti dai rumori delle automobili e dalle voci dei bambini che giocavano, la donna cominciò a confessarsi. Mentre con voce bassa e pudica ella enumerava le sue colpe, il giovane sacerdote capì che quella mattina, senza la tonaca, un ministro di Dio sarebbe passato inosservato agli occhi del mondo. Un uomo solo e sofferente non avrebbe avuto una spalla su cui piangere, e una donna con urgente bisogno di pace interiore non avrebbe provato la gioia di potersi riconciliare con Dio. Ringraziò dunque il Signore per avergli ispirato la vocazione del sacerdozio e per avergli fatto il dono di accogliere tra le sue braccia e sulla sua veste i dolori e le speranze di coloro che lo amano e credono in Lui.













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lunedì 16 luglio 2018

IL MAGNIFICO DONO DEL BATTESIMO



Tra le più aberranti e false convinzioni che da un po’ di tempo si fanno strada nell’ opinione pubblica laicista, c’è quella che il Battesimo è un’imposizione subita dall’individuo quando ancora non aveva la possibilità di scegliere. Dunque si tratterebbe quasi di un abuso, di un ingiusto arbitrio esercitato nei confronti di una persona ancora priva di libera volontà. E’ evidente la capziosa assurdità di una simile tesi, anche perché il Battesimo non è l’unica cosa che i genitori hanno deciso per i loro figli. Essi hanno deciso praticamente tutto per loro, a cominciare dal nome (che una volta veniva infatti chiamato “nome di Battesimo”). E’ forse anche il nome ricevuto un’ingiusta imposizione? E così tutte le altre cose che i genitori hanno deciso per i figli, finché essi non sono diventati completamente autonomi, sono forse ingiuste imposizioni? Dal mio punto di vista, ovvero quello di un fedele cristiano, tra le tante cose che i genitori decidono per i loro figli il Battesimo è senz’altro la più bella e nello stesso tempo la più innocente. Difficile dunque capire per quale motivo molti stiano correndo a farsi “sbattezzare”, incitati da associazioni che proclamano con orgoglio il loro ateismo e presunto razionalismo. Mi è stato addirittura raccontato di una persona che ha incorniciato il suo certificato di sbattezzo per appenderlo in salotto quasi fosse un trofeo! Evidentemente, tra le tante forme di fanatismo contemporaneo vi è anche quello degli atei, o di coloro che in qualche modo vogliono dimostrare di esserlo. Per concludere “cristianamente” questo mio piccolo intervento a favore del Battesimo, voglio ricordare che qui sulla Terra per avere un premio, un riconoscimento, una gratificazione, bisogna meritarseli con fatica e sacrificio. Il Battesimo è invece come un “premio” che ci è stato dato in anticipo. Sarà in tutto il resto della nostra vita che dovremo dimostrare di aver meritato il magnifico dono di questo meraviglioso Sacramento.










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martedì 10 luglio 2018

LA MORTE E' UNA BUGIA






La morte ha l'assurda pretesa di volerci togliere in un istante tutte le cose meravigliose che Dio ci ha donato: la luce, il sole, l'amore, la vita stessa. In piu' vorrebbe farci credere che tutto si conclude qui sulla Terra, e che dunque ogni uomo ha una scadenza oltre la quale i sogni e le speranze si spengono. Infine vorrebbe farci credere che della creatura fatta a immagine di Dio non restera' che un mucchietto di ossa o di cenere, e talvolta neanche questo. La morte vorrebbe farci credere che presto saremo dimenticati, e che il tempo passera' su di noi come un colpo di vento che spazza via i ricordi. Vorrebbe darci a intendere che ogni sforzo e' stato inutile, e cosi' ogni progetto, ogni sentimento. La morte si arroga il diritto di essere suggello e compimento di ogni esistenza facendoci pensare che in fondo si nasce solo per morire. La morte crede di poterci rubare il cuore, di poter cancellare i passi che abbiamo lasciato sulle strade del mondo, i sorrisi che abbiamo donato, le carezze che abbiamo ricevuto e gli abbracci che hanno unito il nostro cuore a quello di chi ci ha voluto bene. Crede di portare via i nostri giochi, la nostra infanzia, il sapore delle torte e delle favole, l'odore vivo di un prato bagnato dalla pioggia, il caldo sapore delle lacrime e l'affetto di chi ce le ha asciugate. Tante altre cose preziose di noi la morte vorrebbe chiudere per sempre nel suo sacco prima di scaraventarlo nell'abisso del niente. Ma ci sono bugie cosi' grosse che nemmeno il piu' sciocco degli sciocchi ci crederebbe. La morte non e' altro che la piu' volgare e patetica bugia della nostra vita.







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domenica 8 luglio 2018

CORCOVADO


Sulla montagna del Corcovado, a Rio de Janeiro, si erge l'imponente statua del Cristo Redentore la cui costruzione fu terminata nel 1931. Provate ad osservare la formazione rocciosa che si trova di fronte al Corcovado e che delimita la baia. Non vi sembra di scorgere la sagoma del Cristo con le braccia aperte visto di spalle? Sembra che la natura abbia voluto scolpire l'immagine del Redentore che abbraccia l'umanita' prima che lo facessero gli uomini.











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domenica 1 luglio 2018

L' AUTOGRAFO






Se chiedessimo a Dio di farci un autografo, Egli risponderebbe: "Sei tu il mio autografo."








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