In una piccola cittadina in cui non accadeva mai nulla di eccezionale e la vita degli abitanti scorreva placida come il corso del fiume che l'attraversava, un giorno qualcuno noto' qualcosa di strano. All'angolo di una strada del centro era stato posto un cartello. In realta' si trattava di un grosso pezzo di cartone rettangolare ricavato da una scatola da imballaggio, su cui era stato scritto con un pennarello rosso: "DOMANI, IN QUESTO POSTO, ALLE 16.30 AVVERRA' UN SUICIDIO". I passanti inizialmente pensarono si trattasse di uno scherzo o di una trovata pubblicitaria. Furono chiamati i carabinieri, i quali interrogarono i negozianti nei paraggi per sapere se avessero visto qualcuno porre quel bizzarro avviso, ma nessuno seppe spiegare da dove fosse saltato fuori. I carabinieri provvidero dunque a rimuovere il pezzo di cartone che stava appoggiato sul muro e tutto fini' cosi'. Il giorno seguente, verso le 16.15, un uomo che nessuno aveva mai visto prima si era piazzato nello stesso punto in cui si trovava il cartello rimosso dai carabinieri. Stava seduto su una sedia di legno vecchia e consumata e teneva la faccia bassa guardando per terra. I negozianti lo notarono subito e qualche passante si fermo' a parlare con loro per chiedere chi fosse quell'uomo, ma nessuno lo conosceva. L'uomo, che indossava un blue-jeans sdrucito, una maglietta visibilmente sporca e delle scarpe da ginnastica, aveva al polso un orologio che guardava continuamente. Erano gli unici momenti in cui staccava gli occhi da terra. Solo verso le 16.25 qualcuno si ricordo' improvvisamente del cartello che avevano visto il giorno prima ed esclamo': "Ma quello dev'essere il tizio che vuole ammazzarsi!". L'uomo, avendo sentito, sollevo' il capo e annui', come per dire: "Si', sono proprio io." A quel punto ci fu un velocissimo passaparola, un andirivieni di concitati richiami, e in pochi minuti davanti a quell'uomo seduto sulla sedia si raduno' un nutrito gruppo di persone vocianti, le quali si disposero a semicerchio di fronte all'infelice come se stessero per assistere ad una rappresentazione. Nessuno lo conosceva, e difatti la domanda che rimbalzava tra le persone era sempre la stessa: "Ma chi e'? L'avete mai visto?". All'improvviso si fece un gran silenzio. Ognuno controllava l'orario sul proprio orologio mentre l'uomo continuava a tenere lo sguardo fisso per terra. Un signore tra la folla grido': "Sono le 16.35, siamo in ritardo! Ci vuole ancora molto?" Una risata generale segui' a queste parole e spezzo' la tensione dell'attesa. L'uomo finalmente si alzo' in piedi e punto' lo sguardo verso di loro. La folla arretro' di un passo. Qualcuno urlo': "Attenti! Potrebbe avere addosso una bomba!!". L'uomo sorrise e fece cenno di no. "Niente bomba, niente paura. Io non ho soldi per comprare bomba." Aveva un accento straniero, forse dell'Europa dell'est. "Grazie a tutti per essere venuti. Voi non mi conoscete, io non sono di queste parti. Fino a tre giorni fa guidavo camion, poi mi hanno licenziato. L'ultima consegna l'ho fatta proprio qui in vostra citta'. Poi finito, piu' nulla. Non ho nemmeno i soldi per tornare in mio Paese. E poi perche' dovrei tornarci? Chi ha coraggio di dire a mia moglie che non ho piu' lavoro, piu' nulla?" Un uomo si rivolse sottovoce a un altro vicino a lui: "Ecco la solita storia. Adesso ci chiedera' di mettere mano al portafoglio. Oppure ci chiedera' di procurargli un lavoro. Ma secondo te quello li' c'ha la faccia di uno che guida i camion? A me sembra solo uno straccione alcolizzato." "Si', va bene - intervenne una signora - ma allora perche' ci ha fatto venire qui parlando di suicidio? Tra l'altro io avevo una commissione importante da sbrigare." "Ma di quale suicidio mi parla, cara signora?! - interloqui' un signore anziano - Quel tizio li' sta solo facendo un po' di scena per impietosirci. Fra poco passera' col piattino. Mi meraviglio che non abbia ancora tirato fuori la fisarmonica." "Gia', la fisarmonica! Almeno ci divertivamo un poco!" disse un ragazzo con un enorme tatuaggio sul collo. L'uomo, dopo una lunga pausa di silenzio, tiro' fuori un coccio di bottiglia da una tasca posteriore del blue-jeans e lo sollevo' lentamente in alto. "Te l'ho detto - affermo' con soddisfazione l'uomo che aveva parlato prima - Quello dev'essere cio' che resta di una bottiglia che si e' scolato. Un ubriacone, altro che guidatore di camion!" Intanto le persone osservavano con preoccupazione il coccio di vetro che l'uomo continuava a tenere sollevato, e trattennero il fiato quando egli distese un braccio e porto' il coccio verso il polso con una lentezza straziante. "Ehi, dico a te, ma non starai mica facendo sul serio?" grido' uno dalla folla. "Ma no che non fa sul serio! - rispose un altro - Non vedete che e' tutta scena? Ci sta solo facendo perdere un mucchio di tempo. Mi domando perche' dobbiamo stare ancora qui a guardare questo ridicolo spettacolo!". Improvvisamente un cane si stacco' dalla folla e raggiunse l'uomo abbaiando. Era un meticcio di piccola taglia che era sfuggito dalla mano del padrone portandosi dietro anche il guinzaglio. Il padrone lo chiamo': "Robi, torna subito qui!" ma il cane, raggiunto il pover'uomo, prese a strusciarsi sulle sue gambe e a fargli le feste scodinzolando e abbaiando. Di fronte a un cosi' inaspettato gesto di tenerezza lo straniero distolse lo sguardo dal polso che di li' a poco avrebbe reciso col vetro e si mise a guardare il cane che gli faceva le feste senza conoscerlo. Un sorriso finalmente si fece spazio nel volto magro e pallido di quell'uomo. Disse qualcosa al cane nella sua lingua, poi getto' via il coccio di vetro e si accovaccio' per accarezzare la simpatica bestiola che saltellava e abbaiava scodinzolando come se avesse ritrovato un vecchio amico. Tutte le persone guardavano la scena nel piu' assoluto silenzio. Dopo aver fatto un altro po' di coccole all'animale e avergli rivolto qualche altra parola che nessuno riusci' a capire, l'uomo si alzo' in piedi e, rivolgendosi alla calca di persone convenute disse con un'espressione diversa, piu' lieta: "Cari amici, ero venuto qui oggi solo per morire, e invece adesso voglio ancora vivere! Ma forse non ero ancora cosi' deciso, ho aspettato che Signore mi da' ancora un'altra possibilita'. Potevo buttarmi subito nel fiume e farla finita senza tante storie. Ma ho aspettato fino alla fine che Dio offre a me una prova del Suo Amore, un invito a cominciare una nuova vita. Questo cane che ha lasciato suo padrone ed e' venuto da me anche senza conoscermi e' un segno che Dio mi ha dato. Lui mi ha detto: "Forza figlio mio, continua il tuo cammino, io sono sempre con te!" Detto cio' si chino' di nuovo per dare un'altra carezza affettuosa alla bestiola che, pur senza parlare, lo aveva convinto a vivere. Si scuso' con tutte quelle persone per averle disturbate e per aver rubato loro tanto tempo prezioso e s'incammino' lungo la strada fino a sparire dalla vista di tutti. Nessuno riusciva piu' a parlare ne' a muoversi da li'. Erano come pietrificati dalla vergogna e dalla mortificazione. Qualcuno, molto lentamente, comincio' a muoversi per tornare alle sue occupazioni quotidiane. Poi seguirono anche gli altri e, un po' alla volta, quella strana assemblea venne sciolta del tutto. Non ci furono commenti ad alta voce ne' risate. Ognuno prese la sua strada ripensando a cio' che aveva visto.
Per molto tempo gli abitanti della piccola citta' continuarono a parlare di cio' che era avvenuto quel pomeriggio davanti ai loro occhi, ma solo pochi capirono che davanti ai loro occhi il Signore aveva compiuto due miracoli: aveva ridato senso alla vita di un uomo disperato e aveva aperto un profondo squarcio nell'indifferenza di molti cuori.
Copyright © Bruno Canale 2018 (Testo)
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