mercoledì 13 dicembre 2017
QUANTO FA MALE IL CROCIFISSO?
Periodicamente, e quasi sempre nel periodo prenatalizio, riemerge la questione dei simboli religiosi nei luoghi pubblici. Il tormentone e’ che “l’Italia e’ uno Stato laico", dunque non sono graditi simboli religiosi nelle scuole, negli uffici e in ogni altro luogo che non sia di culto. A dire il vero le motivazioni ostative all’esposizione del Crocifisso in realta’ sono due, che appaiono palesemente in contrasto tra loro. La prima e’ appunto la gia’ citata scusa dello Stato laico. La seconda, invece, e’ che data la sempre piu’ massiccia presenza di bambini provenienti da famiglie di religione diversa da quella cristiana, non bisogna urtare e ferire la sensibilita’ di coloro che appunto nel Crocifisso vedrebbero un’offesa alla propria cultura e alla propria religione. Dunque dobbiamo preoccuparci della laicita’ dello Stato o di coloro che non sono cristiani? Precisiamo innanzitutto che Stato laico non vuol dire Stato che fa a meno della religione e dei suoi simboli; vuol dire semplicemente Stato non governato da autorita’ religiose ma da autorita’ laiche, civili, dunque uno Stato, come sancisce la nostra Costituzione, che garantisce la liberta’ di culto sia in pubblico che in privato (art. 19). Capito? In pubblico vuol dire che nessuno puo’ vietarmi di esporre il Crocifisso nel mio negozio, sulla parete della stanza nel mio ufficio o nell’aula in cui insegno. Precisato questo, vorrei far notare a coloro che si scandalizzano per la presenza del Crocifisso nelle aule scolastiche che il Crocifisso e’ invece l’elemento piu’ innocuo che possiamo trovare nel luogo in cui vengono educate ed istruite le nuove generazioni, e che la laicita’ o neutralita’ dello Stato va salvaguardata in tutti i suoi aspetti, non solo in quello religioso. Siamo sicuri, per esempio, che gli insegnanti siano sempre cosi’ imparziali durante le loro lezioni? Ricordo che quando ero in seconda media (oggi si chiama scuola secondaria di primo grado) una insegnante di dichiarata fede e cultura comunista ci costrinse a studiare il “Manifesto del Partito Comunista” di Marx ed Engels, che certamente non era compreso nei programmi ministeriali. E’ un po’ come se un insegnante di destra ci avesse costretto a studiare il “Mein Kampf” di Hitler. Erano gli anni ‘70, anni di fuoco, ed evidentemente anche la cattedra di un insegnante poteva essere considerata un palco da comizio o una trincea. Secondo voi, inculcare nelle menti di ragazzini di dodici anni i principi fondanti del comunismo collimava perfettamente con le regole di uno Stato laico che deve offrire una formazione completa e nello stesso tempo neutrale ai propri giovani cittadini? Pur senza arrivare a simili eccessi ideologici, sono convinto che la neutralita’ e l’obiettivita’ dell’insegnamento di molti docenti vada messa in discussione ancora oggi. Inoltre, come ho gia’ precisato, il Crocifisso non mi sembra davvero l’ elemento piu’ scioccante in un’aula scolastica. Scioccanti sono gli episodi di bullismo tra ragazzi e scioccante e’ l’incapacita’ di chi dovrebbe gestirli e reprimerli. Non e’ che voglio allargare troppo il discorso, ma e’ che ancora oggi la storia del Crocifisso nei luoghi pubblici mi sembra assurda e pretestuosa. Un modo come un altro per bendare gli occhi della collettivita’ su ben altri scandali e storture che si consumano quotidianamente sotto i nostri occhi. A proposito, in tema di laicita’, spero che i nemici del Crocifisso si ricordino anche di ingaggiare la giusta lotta contro l’esposizione del calendario nei luoghi pubblici. Il calendario, per chi non se ne fosse accorto, rappresenta un altro “nefasto” simbolo cristiano. Oggi siamo infatti nell’anno 2017 dalla nascita di Cristo. Che inaudito scandalo!!
Copyright © Bruno Canale 2017 (Testo)
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