mercoledì 28 marzo 2018

L'INDIFFERENZA DEI CUORI


In una piccola cittadina in cui non accadeva mai nulla di eccezionale e la vita degli abitanti scorreva placida come il corso del fiume che l'attraversava, un giorno qualcuno noto' qualcosa di strano. All'angolo di una strada del centro era stato posto un cartello. In realta' si trattava di un grosso pezzo di cartone rettangolare ricavato da una scatola da imballaggio, su cui era stato scritto con un pennarello rosso: "DOMANI, IN QUESTO POSTO, ALLE 16.30 AVVERRA' UN SUICIDIO". I passanti inizialmente pensarono si trattasse di uno scherzo o di una trovata pubblicitaria. Furono chiamati i carabinieri, i quali interrogarono i negozianti nei paraggi per sapere se avessero visto qualcuno porre quel bizzarro avviso, ma nessuno seppe spiegare da dove fosse saltato fuori. I carabinieri provvidero dunque a rimuovere il pezzo di cartone che stava appoggiato sul muro e tutto fini' cosi'. Il giorno seguente, verso le 16.15, un uomo che nessuno aveva mai visto prima si era piazzato nello stesso punto in cui si trovava il cartello rimosso dai carabinieri. Stava seduto su una sedia di legno vecchia e consumata e teneva la faccia bassa guardando per terra. I negozianti lo notarono subito e qualche passante si fermo' a parlare con loro per chiedere chi fosse quell'uomo, ma nessuno lo conosceva. L'uomo, che indossava un blue-jeans sdrucito, una maglietta visibilmente sporca e delle scarpe da ginnastica, aveva al polso un orologio che guardava continuamente. Erano gli unici momenti in cui staccava gli occhi da terra. Solo verso le 16.25 qualcuno si ricordo' improvvisamente del cartello che avevano visto il giorno prima ed esclamo': "Ma quello dev'essere il tizio che vuole ammazzarsi!". L'uomo, avendo sentito, sollevo' il capo e annui', come per dire: "Si', sono proprio io." A quel punto ci fu un velocissimo passaparola, un andirivieni di concitati richiami, e in pochi minuti davanti a quell'uomo seduto sulla sedia si raduno' un nutrito gruppo di persone vocianti, le quali si disposero a semicerchio di fronte all'infelice come se stessero per assistere ad una rappresentazione. Nessuno lo conosceva, e difatti la domanda che rimbalzava tra le persone era sempre la stessa: "Ma chi e'? L'avete mai visto?". All'improvviso si fece un gran silenzio. Ognuno controllava l'orario sul proprio orologio mentre l'uomo continuava a tenere lo sguardo fisso per terra. Un signore tra la folla grido': "Sono le 16.35, siamo in ritardo! Ci vuole ancora molto?" Una risata generale segui' a queste parole e spezzo' la tensione dell'attesa. L'uomo finalmente si alzo' in piedi e punto' lo sguardo verso di loro. La folla arretro' di un passo. Qualcuno urlo': "Attenti! Potrebbe avere addosso una bomba!!". L'uomo sorrise e fece cenno di no. "Niente bomba, niente paura. Io non ho soldi per comprare bomba." Aveva un accento straniero, forse dell'Europa dell'est. "Grazie a tutti per essere venuti. Voi non mi conoscete, io non sono di queste parti. Fino a tre giorni fa guidavo camion, poi mi hanno licenziato. L'ultima consegna l'ho fatta proprio qui in vostra citta'. Poi finito, piu' nulla. Non ho nemmeno i soldi per tornare in mio Paese. E poi perche' dovrei tornarci? Chi ha coraggio di dire a mia moglie che non ho piu' lavoro, piu' nulla?" Un uomo si rivolse sottovoce a un altro vicino a lui: "Ecco la solita storia. Adesso ci chiedera' di mettere mano al portafoglio. Oppure ci chiedera' di procurargli un lavoro. Ma secondo te quello li' c'ha la faccia di uno che guida i camion? A me sembra solo uno straccione alcolizzato." "Si', va bene - intervenne una signora - ma allora perche' ci ha fatto venire qui parlando di suicidio? Tra l'altro io avevo una commissione importante da sbrigare." "Ma di quale suicidio mi parla, cara signora?! - interloqui' un signore anziano - Quel tizio li' sta solo facendo un po' di scena per impietosirci. Fra poco passera' col piattino. Mi meraviglio che non abbia ancora tirato fuori la fisarmonica." "Gia', la fisarmonica! Almeno ci divertivamo un poco!" disse un ragazzo con un enorme tatuaggio sul collo. L'uomo, dopo una lunga pausa di silenzio, tiro' fuori un coccio di bottiglia da una tasca posteriore del blue-jeans e lo sollevo' lentamente in alto. "Te l'ho detto - affermo' con soddisfazione l'uomo che aveva parlato prima - Quello dev'essere cio' che resta di una bottiglia che si e' scolato. Un ubriacone, altro che guidatore di camion!" Intanto le persone osservavano con preoccupazione il coccio di vetro che l'uomo continuava a tenere sollevato, e trattennero il fiato quando egli distese un braccio e porto' il coccio verso il polso con una lentezza straziante. "Ehi, dico a te, ma non starai mica facendo sul serio?" grido' uno dalla folla. "Ma no che non fa sul serio! - rispose un altro - Non vedete che e' tutta scena? Ci sta solo facendo perdere un mucchio di tempo. Mi domando perche' dobbiamo stare ancora qui a guardare questo ridicolo spettacolo!". Improvvisamente un cane si stacco' dalla folla e raggiunse l'uomo abbaiando. Era un meticcio di piccola taglia che era sfuggito dalla mano del padrone portandosi dietro anche il guinzaglio. Il padrone lo chiamo': "Robi, torna subito qui!" ma il cane, raggiunto il pover'uomo, prese a strusciarsi sulle sue gambe e a fargli le feste scodinzolando e abbaiando. Di fronte a un cosi' inaspettato gesto di tenerezza lo straniero distolse lo sguardo dal polso che di li' a poco avrebbe reciso col vetro e si mise a guardare il cane che gli faceva le feste senza conoscerlo. Un sorriso finalmente si fece spazio nel volto magro e pallido di quell'uomo. Disse qualcosa al cane nella sua lingua, poi getto' via il coccio di vetro e si accovaccio' per accarezzare la simpatica bestiola che saltellava e abbaiava scodinzolando come se avesse ritrovato un vecchio amico. Tutte le persone guardavano la scena nel piu' assoluto silenzio. Dopo aver fatto un altro po' di coccole all'animale e avergli rivolto qualche altra parola che nessuno riusci' a capire, l'uomo si alzo' in piedi e, rivolgendosi alla calca di persone convenute disse con un'espressione diversa, piu' lieta: "Cari amici, ero venuto qui oggi solo per morire, e invece adesso voglio ancora vivere! Ma forse non ero ancora cosi' deciso, ho aspettato che Signore mi da' ancora un'altra possibilita'. Potevo buttarmi subito nel fiume e farla finita senza tante storie. Ma ho aspettato fino alla fine che Dio offre a me una prova del Suo Amore, un invito a cominciare una nuova vita. Questo cane che ha lasciato suo padrone ed e' venuto da me anche senza conoscermi e' un segno che Dio mi ha dato. Lui mi ha detto: "Forza figlio mio, continua il tuo cammino, io sono sempre con te!" Detto cio' si chino' di nuovo per dare un'altra carezza affettuosa alla bestiola che, pur senza parlare, lo aveva convinto a vivere. Si scuso' con tutte quelle persone per averle disturbate e per aver rubato loro tanto tempo prezioso e s'incammino' lungo la strada fino a sparire dalla vista di tutti. Nessuno riusciva piu' a parlare ne' a muoversi da li'. Erano come pietrificati dalla vergogna e dalla mortificazione. Qualcuno, molto lentamente, comincio' a muoversi per tornare alle sue occupazioni quotidiane. Poi seguirono anche gli altri e, un po' alla volta, quella strana assemblea venne sciolta del tutto. Non ci furono commenti ad alta voce ne' risate. Ognuno prese la sua strada ripensando a cio' che aveva visto.
Per molto tempo gli abitanti della piccola citta' continuarono a parlare di cio' che era avvenuto quel pomeriggio davanti ai loro occhi, ma solo pochi capirono che davanti ai loro occhi il Signore aveva compiuto due miracoli: aveva ridato senso alla vita di un uomo disperato e aveva aperto un profondo squarcio nell'indifferenza di molti cuori.











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venerdì 23 marzo 2018

LA GLORIA DEL MONDO




Un'eminente scienziato, famoso per le sue rivoluzionarie teorie ma anche per il suo irriducibile ateismo, era appena tornato a casa dalla Svezia, dove si era recato per ricevere il premio Nobel per la fisica. Era cosi' felice e raggiante quando scese dal taxi, che non si scandalizzo' nel vedere davanti al portone del palazzo signorile in cui abitava un piccolo zingaro malridotto che chiedeva l'elemosina. Il bimbo, con tutt'e due le manine spalancate e la faccia sporca di nero, rivolgeva verso di lui gli occhi pieni di speranza. Lo scienziato, che aveva sempre avuto forti pregiudizi sugli zingari e sui mendicanti in genere, ritenendo tra l'altro la carità nei loro confronti un incoraggiamento alla delinquenza e un inganno alla buonafede delle persone, volle derogare per una volta alle sue severe convinzioni e decise, anche per festeggiare il proprio successo mondiale, di regalare a quel piccolo zingaro ben dieci euro. "D'altronde - penso' - che cosa sono dieci euro di fronte alla cifra che riceverò per il premio Nobel?" Cosi', essendo soddisfatto anche dalla consapevolezza di aver compiuto un'opera buona, sali' nel suo appartamento dove in serata ci sarebbe stato un ricevimento per festeggiare con gli amici e la sua famiglia l'eccezionale evento della premiazione.
Durante la cena a cui erano presenti, oltre ai familiari, molti amici, giornalisti famosi e altri scienziati suoi collaboratori, egli annunciò che avrebbe utilizzato la cifra del premio Nobel per finanziare il prosieguo delle sue ricerche scientifiche. Un fragoroso applauso dei convitati accolse l'annuncio, ed egli sollevò la coppa di champagne per ringraziare tutti del loro caloroso sostegno. All'improvviso, mentre accostava le labbra alla coppa per sorseggiare lo champagne, un violento dolore nel petto lo fece cascare giù, privo di sensi.
Nel letto della clinica in cui fu trasportato d'urgenza, lo scienziato fece un sogno. Vide il volto di Gesù. Questo lo meraviglio' molto, considerato che non aveva mai avuto alcun tipo di frequentazione con le cose sacre. Pensando dunque che fosse giunto il momento di andarsene da questo mondo, si ricordò dell'elemosina che aveva fatto al piccolo zingaro e ne fu felice. Disse dunque a Gesù: "Signore, per tanto tempo ho ignorato e perfino disprezzato i poveri perché ho dato più importanza ai miei studi e alla mia carriera di scienziato. Tra l'altro non sono mai stato credente e di questo ti chiedo scusa. Non so se sono ancora in tempo per salvarmi. Spero tuttavia che quel piccolo gesto fatto nei confronti di un povero zingaro ti sia stato gradito." Gesù lo guardò severamente e poi disse: "Quale gesto hai fatto? Tu non hai fatto niente. Quel gesto te l'ho suggerito io. Tu eri troppo distratto dalla gloria che il mondo ti ha dato per fare un'elemosina col cuore. Ho guidato io la tua mano, nella speranza che qualcosa dentro di te cambiasse. Ma tu invece hai annunciato ai tuoi ospiti che con i soldi della tua gloria terrena avresti finanziato altri studi e altre ricerche. Magari perche' desideri avere un altro premio, altri riconoscimenti. In fondo la gloria del mondo ti spetta perché te la sei meritata, ma il gesto più importante ai miei occhi, ovvero la carità verso un povero, te l'ho dovuto suggerire io." Lo scienziato fu inquietato da queste parole. "Allora Signore, che cosa devo fare per salvarmi?" Gesù sorrise e poi disse con piu' dolcezza:"Ora che ti alzerai dal letto e tornerai alla tua vita, dedica un pezzo del tuo cuore a coloro che hai sempre ignorato, perché è l'unico merito che avrai di fronte a me."
Quando fu dimesso dalla clinica, lo scienziato organizzò una conferenza stampa per annunciare che avrebbe devoluto in beneficenza tutta la somma ricevuta per il Nobel, e che avrebbe dedicato il resto della sua vita ad aiutare i poveri rinunciando per sempre ai suoi studi e alle sue ricerche. Alle vigorose proteste delle persone presenti che gli chiesero quale senso poteva avere una cosi' grave rinuncia, lo scienziato rispose: "Ho trascorso tutta la mia esistenza a studiare e a capire cose che qualcuno molto più grande di me ha creato, e ne ho fatto un motivo di vanto personale. Anche l'aiuto che darò agli ultimi non sarà frutto della mia bontà ma dell'amore immenso che Lui ci dona. Anche la mia stessa vita, il fatto che sono ancora qui a parlare con voi, è stato un suo regalo." A queste parole non segui' alcun applauso. Mentre lasciava la sala circondato dal silenzio e dai volti delusi dei colleghi e degli amici, gli apparve di nuovo il volto di Gesu' cosi' come l'aveva visto in sogno, ma ancora piu' fulgido e splendente. Da allora in poi quel volto fu la guida luminosa dei suoi giorni, l'unica ragione di ogni suo gesto e di ogni suo pensiero.














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martedì 20 marzo 2018

IL SENSO DEL SACRO




Provo grande tristezza quando sento bestemmiare, e soprattutto quando sento bestemmiare freddamente, placidamente, cinicamente, senza nemmeno la scusa della rabbia ma solo per il gusto di farlo. Provo grande tristezza quando vedo un comico in televisione che fa una battuta volgare o irrispettosa su Gesù o sulla Chiesa per strappare una risata alla platea. Provo grande tristezza quando i vignettisti raffigurano Nostro Signore, o la Sua Santa Madre, o i nostri sacerdoti in aspetti disdicevoli e inappropriati rendendo grottesco ciò che è sacro e il più delle volte solo per dare sfogo a fantasie personali e contorte. Provo grande tristezza quando uomini di spettacolo o intrattenitori teatrali o televisivi prendono in giro il mio Signore per apparire coraggiosi e trasgressivi, e poi hanno paura anche solo di pronunciare il nome di altre religioni. Provo grande tristezza quando i membri di associazioni che propugnano la laicizzazione della società e l’eliminazione di tutte le religioni dal mondo, poi scendono in piazza per protestare solo contro la Chiesa Cattolica e il Cristianesimo. Provo grande tristezza quando le stesse persone che bestemmiano poi accusano me di essere fanatico, intollerante e irrispettoso delle idee altrui soltanto se dico: “ Io amo Gesù”. Noi cristiani siamo chiamati ancora oggi a reggere la Sua Croce affinché diventi anche la nostra Croce. A tutti coloro che fanno “battute” sul mio Signore, dico che ogni “battuta” equivale a una nuova frustata sul Suo Corpo già piagato. E quando io non rido alle vostre “battute”, voi storcete la faccia perché dite che non ho il senso dell’umorismo. Può darsi. Ma a voi manca qualcosa di molto più importante: il senso del Sacro.














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lunedì 12 marzo 2018

STORIA DI UNA PIETRA





C'era una pietra abbandonata in un prato fiorito. L'ultima volta che la mano di un uomo l'aveva raccolta era stato per colpire un altro uomo scagliandola con odio verso di lui. Da quel giorno la pietra giaceva li' dov'era caduta, senza che nessuno si degnasse piu' di raccoglierla. Il sangue dell'uomo colpito la macchio' per molto tempo finche' la pioggia non lavo' il segno di quella colpa. Ora la pietra giaceva li', immobile. Eppure, sentendosi anch'essa creatura come tutte le altre cose esistenti, comincio' a provare una grande malinconia. Essa considero' la sua penosa condizione. Vedeva i fili d'erba e i fiori intorno. La natura li trasformava, li rendeva vigorosi e colorati e poi li faceva ingiallire e appassire per fare posto a nuovi fiori, a nuovi fili d'erba. La pioggia cadeva su quel prato, ma mentre la terra nutrita dall'acqua produceva nuovi fiori, nuovi frutti e nuovi fili d'erba, la pietra rimaneva sempre uguale a se stessa. Essa non moriva mai ne' mai rinasceva. Le farfalle coloratissime si posavano sui fiori, in estate file interminabili di formiche uscivano laboriose e frenetiche dai loro ricoveri invernali per raccogliere provviste. La pietra se le vedeva passare sopra e intorno come rigagnoli scuri ma nemmeno una le chiedeva qualcosa, da essa non pretendevano niente. Di tutte le minuscole creature che brulicavano sopra la terra e dentro la terra, non ce n'era una sola che le chiedesse riparo, sostegno o nutrimento. Da tutte riceveva soltanto indifferenza. Questo la rendeva infinitamente triste. Si' certo, ad essa era stata donata l'immortalita' terrena, tutte le altre creature un giorno sarebbero morte e altre ne sarebbero nate mentre essa non veniva trasformata da nulla, fosse il caldo o il freddo, il vento o la pioggia. Ferma, inutile ed eterna essa giaceva nella vana attesa di qualcosa. Ma che cosa? Che cosa avrebbe potuto cambiare la sua condizione di oggetto vivo ma non vivente, di cosa creata solo per assistere immobile all'esistenza delle altre creature? Un giorno, mentre la primavera faceva esplodere piu' forti e gioiosi i colori della campagna, la mano di un uomo la raccolse. "Ecco - penso' - adesso mi scaglieranno contro qualcuno e io mi macchiero' di nuovo sangue. E' solo per questo che vengo cercata." Invece la mano di quell'uomo la tenne stretta racchiudendola tra dita lunghe e nodose. La teneva come se fosse un oggetto prezioso. Poi ando' a depositarla in mezzo ad altre pietre. Essa si meraviglio' molto di trovarsi in mezzo a tante sue compagne, e si domando' che cosa stesse per accadere. Dopo qualche giorno la pietra si ritrovo' di nuovo immobile ma in una condizione affatto diversa dalla sua solita. Era circondata dal silenzio, unita indissolubilmente a tante altre pietre; e cosi' rimase in attesa. Dopo molto tempo udi' delle voci umane. Erano voci di adulti e di bambini. Spesso ne aveva sentite in aperta campagna; ma queste erano diverse. Un uomo e una donna pregavano e lodavano Dio ringraziandolo. Poi senti' la voce di un altro uomo che diceva solennemente: "Il Signore benedica questa casa e coloro che verranno ad abitarvi!". All'improvviso la pietra si senti' raggiungere da uno schizzo d'acqua, ma non era la solita acqua che l'aveva bagnata nei giorni di pioggia. Era un'acqua nuova che la fece sentire per la prima volta viva e utile come i frutti della terra, i fiori, l'erba dei prati e la linfa che nutre gli alberi. Per la prima volta quella pietra si senti' felice! Negli anni seguenti senti' ancora le voci di coloro che abitavano in quella casa. Poi senti' queste voci trasformarsi, diventare piu' deboli quelle degli adulti e piu' robuste quelle dei bambini. E poi col passare del tempo senti' ancora altre voci, nuove voci, altre famiglie venute ad abitare in quella casa. Non piu' fiori ne' farfalle vide nascere, crescere e avvicendarsi nell'esistenza, ma uomini che ringraziavano Dio per il dono di un tetto e di quelle quattro mura.







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BISOGNOSI D'AMORE


Come venimmo nel mondo cosi' andremo nel Regno di Dio: come neonati bisognosi d'amore.











                            
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giovedì 8 marzo 2018

LE DONNE NEL VANGELO


Oggi, 8 marzo, voglio fare un pubblico elogio alle donne. Non alle donne genericamente intese, il che puo' avere un sapore di vecchio femminismo, ma alla DONNA cosi' come il Vangelo la rappresenta e la celebra. L'unica persona che viene subito dopo Gesu', per importanza, e' Maria. Perfino gli apostoli le sono sottoposti. La prima persona che incontra il Risorto e' una donna, Maria Maddalena, che viene investita dall'incredulita' dei dodici prescelti. Una donna, che soffriva di continue emorragie, si protende fino a toccare la veste di Gesu' perche' e' sicura che questo gesto di profonda fiducia e devozione la fara' guarire. Una donna bacia i piedi di Gesu' , li bagna con le sue lacrime e li asciuga con i suoi capelli, e a causa di questi gesti cosi' pieni d'amore Egli le condona tutti i suoi numerosi peccati. Una donna, la giovane Maria, sorella di Marta, ascolta incantata le parole di Gesu' e non riesce piu' a staccarsi da Lui. Nel Vangelo le donne capiscono subito la grandezza del Maestro mentre gli uomini, compresi gli apostoli, stentano molto a comprendere la Sua divina identita' e la Sua potenza. E voglio fare inoltre una mia considerazione personale. Quando vado in chiesa, tre quarti dell'assemblea e' composta da donne. La maggior parte delle persone che seguono assiduamente cio' che scrivo nel mio profilo facebook o nelle mie sei pagine di argomento religioso, sono donne. Grazie dunque a voi tutte. Gesu' si domando' se al Suo ritorno avrebbe trovato ancora la Fede, sulla Terra. Io sento di poter rispondere: "Si', finche' vi saranno donne a custodirla."









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martedì 6 marzo 2018

UN GIOCO PERICOLOSO


Spesso i giovani, ma soprattutto gli adolescenti, trovano divertente organizzare una seduta spiritica. Cosi', per passare allegramente una serata. Il piu' delle volte il tutto si risolve tra scherzi, battute e risate. Qualche volta invece le conseguenze di una simile bravata si fanno sentire e...vedere. Ci sono giovani che dopo una seduta medianica o altre pratiche spiritistiche (come il famigerato bicchiere che si muove tra le lettere dell'alfabeto) si sono ritrovati vittime di una possessione diabolica e ci sono voluti anni di esorcismi per liberarli! Padre Gabriele Amorth metteva continuamente in guardia i giovani dal praticare ogni forma di occultismo. Spesso gli adolescenti si illudono di evocare le anime di personaggi famosi, storici, stimolati dalla curiosita' di fare due chiacchiere con Garibaldi o con il loro cantante rock preferito che non c'e' piu'. Vorrei dire una cosa a chi si avventura in una esperienza cosi' insana. Non esiste nessuna possibilita' di evocare l'anima di un defunto. Dio non consentirebbe a nessuna anima, soprattutto se si trova in Paradiso, di tornare sulla Terra per allietare la serata di un gruppo di persone che non hanno niente di meglio da fare. Piuttosto, se qualche presenza riesce ad essere evocata, si tratta senz'altro di spiriti maligni, di entita' soprannaturali che provengono dalla dimensione dell'occulto, del demoniaco, le quali possono provocare danni talvolta irreversibili a coloro che le hanno "chiamate". 
Ragazzi, divertitevi in modo piu' sano!









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