domenica 9 novembre 2025

Pirandello

  







Per circa trent’anni sono stato un appassionato estimatore dell’opera di Luigi Pirandello, lo scrittore del più intransigente nichilismo, del relativismo portato fino alle estreme conseguenze. Lo scoprii all’età di tredici anni e me ne innamorai subito. Ho amato le sue novelle, i suoi drammi, i suoi romanzi. La mia passione era talmente forte che nell’agosto del 1984, trovandomi in Sicilia per un campeggio con amici, mi separai per un giorno intero dal gruppo per affrontare in solitudine un viaggio di ore fino alla campagna del Kaos, tra Agrigento e Porto Empedocle, dove si trova la sua casa natale e la grossa pietra che contiene l’urna con le sue ceneri. Per eccesso di passione letteraria arrivai ad eleggere Pirandello quale maestro di vita, mentore intellettuale, riferimento quasi dogmatico per un pessimismo che in me si andava radicando sempre di più. Ormai vedevo la vita con gli occhi dei suoi personaggi, in particolar modo l’Enrico IV del suo omonimo dramma. Poi un giorno, inaspettatamente, all’età di quarantadue anni il Signore si manifesta nella mia vita, e tutto cambia. Abbandonando un maestro umano e dunque fallace mi metto alla sequela di un VERO MAESTRO, l’unico maestro possibile: Gesù Cristo. Dal relativismo che negava ostinatamente ogni verità assoluta passo all’incontro con la VERITA'. In internet ho scoperto un’intervista che Pirandello rilasciò nel 1936, l’anno della sua morte. Alla fine dell’intervista egli dichiara che l’unica soluzione ai problemi posti dalle sue opere è una “soluzione cristiana”. Sono rimasto sorpreso da queste parole! Da giovane non avevo mai letto questa intervista, o forse mi era passata davanti agli occhi senza che potessi darle il giusto peso. Oggi, ormai ben radicato nella Fede cristiana, voglio rendere omaggio a colui che mi ha guidato fino a un tratto della mia vita, ma voglio soprattutto ringraziare Dio per avermi insegnato che la Verità esiste e porta il nome di Nostro Signore Gesù Cristo. Di sicuro però questo lo sapeva bene anche Pirandello, nonostante tutto quello che scriveva nei suoi libri non lo lasciasse affatto immaginare.










Copyright © Bruno Canale 2017 (Testo)

IL GESÙ RIFIUTATO


Due giorni fa, venerdì 7 novembre, è avvenuto un fatto che ha suscitato in me allo stesso tempo scalpore e profondo stupore. Una signora amica di famiglia che da poco era scesa da casa mia per andare verso la fermata dell'autobus ha notato che sul bordo di un cassonetto della spazzatura stava adagiato un Bambino Gesù. Subito mi ha inviato dal suo telefonino alcune foto. Gesù appariva trattato al pari di un rifiuto qualsiasi in mezzo a tanti rifiuti. Quando la signora mi ha chiesto se doveva lasciarlo sul cassonetto le ho detto di prenderlo immediatamente per portarmelo il giorno successivo; volevo salvarlo dall'ingiusta umiliazione dell'immondizia e del macero. L'immagine di Gesù trattato come un rifiuto è l'emblema di come il mondo di oggi si pone nei confronti di Cristo e del Cristianesimo. Gesù viene "rifiutato" dal mondo, anche se questa in fondo non è una novità. Mi tornano in mente le parole di San Paolo nella prima lettera ai corinzi: "Insultati, benediciamo; perseguitati, sopportiamo; calunniati, confortiamo; siamo diventati come la spazzatura del mondo, il rifiuto di tutti, fino ad oggi." (1Cor. 4, 12-13). L'immagine di un Bambino Gesù al quale non si è pensato di offrire una sorte più decorosa è proprio il simbolo di questo cinico e blasfemo rifiuto, ma per me è stato anche un miracoloso segno di incoraggiamento. Mi è sembrato infatti un chiaro invito a continuare con più entusiasmo ed energia nella mia opera di evangelizzazione. Più il mondo rifiuta Cristo più noi Lo accoglieremo con amore!




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