sabato 19 maggio 2018

CREDERE IN DIO


Non si crede in Dio per vincere la paura della morte, ma per capire il senso della vita.








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sabato 12 maggio 2018

NOI NON SIAMO COINCIDENZE


Chi di voi pensa di essere frutto di una coincidenza? Questo vorrebbe dire che siete solo il prodotto fortuito dell'incontro tra un uomo e una donna, i vostri genitori appunto, e che per caso essi si sono incontrati e sempre per caso vi hanno messo al mondo. Se così fosse, noi non saremmo delle creature ma soltanto i casuali prodotti di un'assurda lotteria. Il Signore non lascia nulla al caso, e seppure qualcosa avvenisse per caso su questa Terra Egli la trasformerebbe subito in un elemento necessario e compartecipe del Suo progetto d'amore. Quante volte vi sarete chiesti: "Perché sono nato in questa città e non altrove?" o anche "Perché sono nato in questa famiglia e non in un'altra?" oppure "Perché ho sposato proprio questa persona? Era destino che ci incontrassimo o è stata tutta una combinazione?". E chissà quante altre domande vi sarete posti sull'origine di tanti eventi della vostra vita! Ecco, da oggi in poi non chiedetevi più nulla. Primo perché non riuscireste mai a trovare una risposta convincente; secondo perché così mettereste in dubbio l'efficacia dell'operato di Dio o, peggio, avanzereste la malsana ipotesi che Egli agisca senza criterio, come se noi fossimo palline impazzite che girano vorticosamente nella roulette fino a fermarsi sopra un numero qualsiasi. Ma per fortuna la vita non è un gioco d'azzardo fatto solo di coincidenze e di casualità. Noi che siamo piccole creature imperfette abbiamo comunque dei progetti, perseguiamo degli scopi, pianifichiamo la nostra esistenza. Alcune cose le portiamo a termine, altre no, ma nessun essere umano sarebbe disposto ad affidare la propria vita ai capricci del caso. E così Dio, Padre perfetto e infallibile, non avrebbe mai lasciato che fosse il caso a governare l'Universo.





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martedì 8 maggio 2018

SUPPLICA ALLA REGINA DEL SS. ROSARIO DI POMPEI (TESTO INTEGRALE)





Oggi alle ore 12.00 si recita la Supplica alla Regina del SS. Rosario di Pompei. Scritta dal Beato Bartolo Longo nel 1883, viene recitata l'otto maggio e nella prima domenica di ottobre. Tutti i fedeli cattolici del mondo elevano questa potente e commovente invocazione a Maria. Facciamolo anche noi! La nostra Mamma Celeste non resterà indifferente al grido accorato dei Suoi figli. Per chi non avesse già il testo della Supplica, eccone qui la versione integrale.


Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

O Augusta Regina delle Vittorie, o Sovrana del Cielo e della Terra, al cui nome si rallegrano i cieli e tremano gli abissi, o Regina gloriosa del Rosario, noi devoti figli tuoi, raccolti nel tuo Tempio di Pompei, in questo giorno solenne, effondiamo gli affetti del nostro cuore e con confidenza di figli ti esprimiamo le nostre miserie.
Dal Trono di clemenza, dove siedi Regina, volgi, o Maria, il tuo sguardo pietoso su di noi, sulle nostre famiglie, sull’Italia, sull’Europa, sul mondo. Ti prenda compassione degli affanni e dei travagli che amareggiano la nostra vita. Vedi, o Madre, quanti pericoli nell’anima e nel corpo, quante calamità ed afflizioni ci costringono.
O Madre, implora per noi misericordia dal Tuo Figlio divino e vinci con la clemenza il cuore dei peccatori. Sono nostri fratelli e figli tuoi che costano sangue al dolce Gesù e contristano il tuo sensibilissimo Cuore. Mostrati a tutti quale sei, Regina di pace e di perdono.


Ave Maria


 È vero che noi, per primi, benché tuoi figli, con i peccati torniamo a crocifiggere in cuor nostro Gesù e trafiggiamo nuovamente il tuo cuore.
Lo confessiamo: siamo meritevoli dei più aspri castighi, ma tu ricordati che sul Golgota, raccogliesti, col Sangue divino, il testamento del Redentore moribondo, che ti dichiarava Madre nostra, Madre dei peccatori.
Tu dunque, come Madre nostra, sei la nostra Avvocata, la nostra speranza. E noi, gementi, stendiamo a te le mani supplichevoli, gridando: Misericordia!
O Madre buona, abbi pietà di noi, delle anime nostre, delle nostre famiglie, dei nostri parenti, dei nostri amici, dei nostri defunti, soprattutto dei nostri nemici e di tanti che si dicono cristiani, eppur offendono il Cuore amabile del tuo Figliolo. Pietà oggi imploriamo per le Nazioni traviate, per tutta l’Europa, per tutto il mondo, perché pentito ritorni al tuo Cuore.
Misericordia per tutti, o Madre di Misericordia!
 
Ave Maria


Degnati benevolmente, o Maria, di esaudirci! Gesù ha riposto nelle tue mani tutti i tesori delle Sue grazie e delle Sue misericordie.
Tu siedi, coronata Regina, alla destra del tuo Figlio, splendente di gloria immortale su tutti i Cori degli Angeli. Tu distendi il tuo dominio per quanto sono distesi i cieli, e a te la terra e le creature tutte sono soggette. Tu sei l’onnipotente per grazia, tu dunque puoi aiutarci. Se tu non volessi aiutarci, perché figli ingrati ed immeritevoli della tua protezione, non sapremmo a chi rivolgerci. Il tuo cuore di Madre non permetterà di vedere noi, tuoi figli, perduti, Il Bambino che vediamo sulle tue ginocchia e la mistica Corona che miriamo nella tua mano, ci ispirano fiducia che saremo esauditi. E noi confidiamo pienamente in te, ci abbandoniamo come deboli figli tra le braccia della più tenera fra le madri, e, oggi stesso, da te aspettiamo le sospirate grazie.
 

Ave Maria


Un’ultima grazia noi ora ti chiediamo, o Regina, che non puoi negarci in questo giorno solennissimo. Concedi a tutti noi l’amore tuo costante ed in modo speciale la materna benedizione. Non ci staccheremo da te finché non ci avrai benedetti. Benedici, o Maria, in questo momento, il Sommo Pontefice. Agli antichi splendori della tua Corona, ai trionfi del tuo Rosario, onde sei chiamata Regina delle Vittorie, aggiungi ancor questo, o Madre: concedi il trionfo alla Religione e la pace alla Società umana. Benedici i nostri Vescovi, i Sacerdoti e particolarmente tutti coloro che zelano l’onore del tuo Santuario. Benedici infine tutti gli associati al tuo Tempio di Pompei e quanti coltivano e promuovono la devozione al Santo Rosario.
O Rosario benedetto di Maria, Catena dolce che ci rannodi a Dio, vincolo d’amore che ci unisci agli Angeli, torre di salvezza negli assalti dell’inferno, porto sicuro nel comune naufragio, noi non ti lasceremo mai più. Tu ci sarai conforto nell’ora di agonia, a te l’ultimo bacio della vita che si spegne.
E l’ultimo accento delle nostre labbra sarà il nome tuo soave, o Regina del Rosario di Pompei, o Madre nostra cara, o Rifugio dei peccatori, o Sovrana consolatrice dei mesti.
Sii ovunque benedetta, oggi e sempre, in terra ed in cielo. Amen.


Salve Regina

sabato 5 maggio 2018

L'AMORE E IL FRANCOBOLLO


Un vecchio nobiluomo che viveva nella sua villa di lusso in compagnia degli ultimi fedelissimi collaboratori, chiamo' una mattina uno di questi e gli disse: "Giovanni, ho un compito importante da affidarti. Vai a comprarmi un francobollo." "Un francobollo?" chiese stupito l'affezionato collaboratore. "Si', un francobollo. Mi serve entro oggi". Dopo avergli specificato che tipo di francobollo doveva acquistare, il nobiluomo lo congedo' raccomandandogli di fare presto. Nella villa c'erano in tutto dieci persone al suo servizio, e ognuna si prendeva cura di lui con affetto e riconoscenza come si fa con un anziano genitore. Anche Giovanni lo aveva sempre servito con premura e rispetto, ed era colui che da piu' tempo si trovava alle sue dipendenze. Per questo motivo si meraviglio' molto che il padrone gli avesse affidato un compito cosi' insignificante. "Non c'e' proprio nient'altro che posso fare per lei eccellenza?" (lo chiamavano tutti cosi' nella villa). "No Giovanni, ho soltanto bisogno di un francobollo per la mia lettera, e lo voglio entro stamattina." "Eccellenza, non vuole darmi anche la lettera che gliela spedisco io?" "No, questo e' un compito che daro' a qualcun altro." Davvero il poverino non si capacitava. Forse il padrone cominciava a pensare che egli stesse diventando troppo vecchio per affidargli incarichi piu' importanti, o magari non si fidava piu' di lui. In ogni modo, mentre si recava alla tabaccheria giu' in paese, decise di fargli una sorpresa. Dopo aver acquistato il francobollo passo' dal fruttivendolo e compro' due chili di arance di giardino belle profumate. Sapeva che il padrone le adorava. In tabaccheria aveva gia' comprato una scatola di sigari, di quelli che l'anziano nobiluomo amava fumare dopo pranzo seduto in poltrona nello studio. Poi, passando davanti alla salumeria, gli venne l'idea di comprare due etti di prosciutto cotto di una qualita' che il padrone prediligeva. Infine passo' dal fioraio per comprare una piantina di gerani. Il padrone li amava perche' gli ricordavano sua madre, che pure li amava e ne aveva posseduto di varie specie e colori. Con l'ingombro di tutte queste cose tra le mani, ma felice di poter dimostrare cosi' il suo immenso affetto per chi l'aveva sempre trattato come un figlio, Giovanni s'incammino' orgoglioso lungo il sentiero che conduceva alla villa.
Quando il padrone se lo trovo' davanti carico di tutta quella roba gli chiese subito: "Dov'e' il mio francobollo?" Giovanni si meraviglio' che non avesse fatto caso a tutto il resto. "Un momento eccellenza". Poso' per terra la piantina e le borse della spesa e comincio' a frugarsi nelle tasche. Cerco' in quelle anteriori e posteriori del pantalone, poi sondo' con le dita il taschino della camicia, infine affondo' le mani nelle tasche della giacca. Preso dal panico frugo' anche nella busta della salumeria e tra le arance. Niente. Non riusciva piu' a trovarlo. Il padrone lo guardava irritato e deluso. "Le chiedo scusa eccellenza, sono mortificato. Devo averlo perso". Quasi si metteva a piangere. "Giovanni, Giovanni, che mi combini? Da quando sei al mio servizio ti ho affidato tanti incarichi importanti e proprio il piu' semplice non sei stato capace di portarlo a termine?" Giovanni decise di essere sincero. "Si' eccellenza, forse proprio per questo ho sbagliato. Mi sembrava troppo semplice. Volevo fare qualcosa di piu', perche' quello che faccio per lei non mi sembra mai abbastanza". "E cosi' - rispose il padrone - questo incarico ti e' sembrato troppo banale e non certo degno dell'affetto che hai per me?" Giovanni annui'. "Ma lo sai che quel francobollo mi serviva per spedire una lettera molto importante al mio figlio maggiore che non vedo da anni? Lo so che ci sono mezzi molto piu' veloci. Ma per quello che ho da scrivergli ci vuole una lettera vergata a mano come quelle di una volta. Hai capito adesso a che cosa mi serviva il francobollo? Tu hai creduto che fosse una cosa banale, e invece per me era molto importante." Giovanni teneva lo sguardo basso e non diceva piu' nulla. "Per amor mio volevi fare qualcosa di speciale, lo so, ma in futuro cerca di non fare piu' di quello che ti chiedo, che per me e' gia' tantissimo. Io do a ciascuno di voi un recipiente da riempire con l'acqua del vostro amore. Non importa quanto sia grande il recipiente, quel che conta e' che non lo lasciate mai vuoto."

Questo apologo ha lo scopo di ricordare che il Signore ha un progetto per ciascuno di noi, e da nessuno pretende piu' di quanto sia capace di dargli. A nessuno Egli chiede di costruire cattedrali, ma semplicemente di assolvere con gioia e obbedienza i piccoli compiti che ogni giorno ci affida. Questi compiti possono sembrare piccoli a noi, ma per Lui sono gia' prove grandissime del nostro amore di figli.



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