lunedì 10 luglio 2017

C'ERA UNA CASA IN CUI SI SVOLGEVA UNA FESTA...

C'era una casa in cui si svolgeva una festa. Gli invitati erano tanti, e tutti avevano voglia di divertirsi e di fare bella figura sfoggiando abiti eleganti e vantandosi dei loro successi personali. Ad un certo punto i padroni di casa si accorsero che tra i partecipanti vi erano diversi accattoni che indossavano abiti laceri e maleodoranti, i quali guardavano sospirando verso il ricco buffet in attesa che qualcuno gli desse il permesso di servirsi. I padroni di casa si domandarono come avessero fatto quei pezzenti ad entrare, e li invitarono senza troppa gentilezza ad uscire poiche' temevano che potessero compromettere il buon andamento della festa. Cacciati i mendicanti, i padroni si accorsero con sorpresa e fastidio di altre presenze moleste che arrecavano disturbo all'allegra compagnia. Un gruppo di anziani malati, che facevano pena e ribrezzo al solo vederli, al punto da sembrare gia' morti. I padroni chiesero ai camerieri di accompagnarli fuori, e di richiudere la porta solo quando fossero sicuri che anche l'ultimo anziano era stato allontanato. Cacciati anche gli anziani malati, i padroni si dedicarono di nuovo agli invitati prestigiosi per fare gli onori di casa, chiedendo loro scusa per l'inconveniente. Quando la festa era al culmine del frastuono e delle gioiose danze, ecco che i padroni si accorsero di una terza sorpresa: un gruppo di infermi, paralitici, storpi, dai volti pallidi e con gli occhi scavati, con pigiami e stampelle, che sembravano giunti direttamente da una corsia di ospedale. Tra loro c'erano ragazzi, bambini, giovani, tanti volti che esprimevano sofferenza e allo stesso tempo imbarazzo di trovarsi li' a disturbare quella bella festa con la loro presenza. Anche stavolta i padroni di casa, per non compromettere il buon esito della serata, fecero uscire uno per uno tutti gli infermi, e quando anche l'ultimo di loro si trovo' fuori e ando' a raggiungere gli altri tenendosi faticosamente sulle stampelle, la porta venne sbattuta con rabbia. Il gruppo di infelici si ritrovo' cosi' fuori dalla casa, nel freddo e nel buio della notte, mentre giungevano a loro i suoni le risate e il chiasso della festa. Essi si guardarono in faccia l'un l'altro senza saper che fare e dove andare. All'improvviso, una grande luce illumino' il cielo e si poso' su di loro avvolgendoli col suo calore. Dopo un poco, i reietti della festa si ritrovarono in un salone immenso e illuminato a giorno, pieno di mobili pregiati, di specchi lucidi dalle cornici brillanti e arazzi meravigliosi che decoravano le maestose e altissime pareti. Nel mezzo faceva bella mostra di se' una mensa riccamente imbandita. Una voce dolce e ferma disse: "Benvenuti nella mia casa. Vi ho aspettato a lungo e finalmente mi onorate della vostra presenza." Il gruppo di infelici si domando' chi fosse a parlare, ma i loro occhi erano abbagliati da tutto il bello che li circondava. I poveri accattoni guardarono verso la mensa imbandita, e aspettavano un "Si'" per potervisi accostare. La voce disse: "Andate figli miei, siate i benvenuti alla mia mensa. Tutto quello che vedete vi appartiene." I poveri mangiarono fino a saziarsi. Gli altri, gli anziani e i malati, rimasero fermi. "E voi non andate?" disse la voce. Un malato sulle stampelle si fece avanti e disse: "Noi, gentile signore, non abbiamo fame. Noi vorremmo qualcos'altro. Una nuova vita. Una vita senza dolore e senza malattia." Subito i loro corpi vennero risanati da ogni infermita'. Un anziano si stacco' dal terzo gruppo di infelici, e timidamente disse: "Gentile signore, noi forse non abbiamo il diritto di chiederle nulla. Siamo vecchi, abbiamo fatto il nostro tempo. Non possiamo certo riavere cio' che piu' non ci spetta." Non ebbe finito di pronunciare queste parole, che tutti gli anziani all'improvviso riacquistarono forza e vigore, e i loro corpi vennero rinnovati per sempre in una nuova ed eterna giovinezza. La voce, sempre dolce e ferma, disse: "Il mondo vi ha cacciato via escludendovi dai suoi giochi, dalle sue feste, dai suoi convivi. Da qui pero' nessuno potra' mandarvi via. Ora siete nel mio cuore, e vi rimarrete per sempre."










Copyright © Bruno Canale 2017 (Testo e immagine)

mercoledì 5 luglio 2017

CHARLIE GARD 2





Dunque, il ministro degli esteri britannico Boris Johnson ha affermato che il trasferimento in Italia del piccolo Charlie Gard non e' possibile "per motivi legali". Poi ha aggiunto che sarebbe possibile solo nel caso in cui l'Italia fosse disposta ad eseguire la sentenza riguardante Charlie. Traducendo in parole piu' grezze e brutali: "Siamo disposti a mandare Charlie in Italia, purche' l'Italia prometta di ucciderlo."
Cari fratelli, il potere degli uomini ci ha tolto tante cose: la serenita', i soldi, la pace, la fiducia nella politica e nella giustizia. Ma questa e' la prima volta in cui il potere delle istituzioni ci ha rubato la piu' semplice ed elementare delle speranze: quella di veder guarire un bambino di dieci mesi afflitto da una grave patologia. Per la prima volta nella storia umana la speranza e' diventata fuorilegge. E' in momenti come questo che mi torna in mente la frase di Gesu': "Il mio Regno non e' di questo mondo".


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