lunedì 23 dicembre 2019

LA VITA E LA MORTE



La vita e la morte un giorno si accordarono per decidere chi fosse la più forte. "Vediamo chi riuscirà a dimostrare la propria superiorità" disse la morte sicura di trionfare. "Va bene - rispose la vita con calma - vediamo." Dentro una clinica, davanti al nido, le due compagne guardavano i neonati sgambettanti nelle culle. "Vedi - disse la vita - guarda quanti nuovi nati ti porto nel mondo, che meraviglia! Saresti capace tu di tanto?" La morte sorrise con una smorfia ironica e poi disse: "Andiamo in un cimitero e ti faccio vedere quanti me ne porto via. Anche questi pargoletti, chi prima e chi dopo, me li riprendo tutti." La vita non s'arrese. Portò la morte ad una festa di nozze. "Vedi quei due sposi? - disse indicando due giovani felici in mezzo ai commensali brindanti - tra poco quei due giovani metteranno al mondo un figlio, e hanno davanti a loro una vita lunga e ricca di felicità. E dopo il primo figlio ve ne saranno altri due. E anche loro metteranno al mondo altri figli, cosicché quei due sposi un giorno avranno una caterva di nipoti con cui giocheranno felici." La morte li guardò e poi disse col solito ghigno ironico: "Tutti me li riprenderò un giorno e te li porterò via. Sposi, figli e nipoti." La vita non si diede per vinta. "Ti batterò sempre sul tempo - disse piena di entusiasmo - perché mentre tu ne porti via uno altri cento ne farò venire al mondo, e altri cento ancora, e altri mille! Chi è dunque la più forte?" "Io, sempre io - asserì la morte - perché sono sempre io che ho l'ultima parola, non tu. Tu ti sforzi di portarne dieci, cento, mille, ma io tutti te li tolgo e li trascino a me per la vittoria finale." Allora la vita ebbe un'idea. Condusse la morte in una chiesa. "Vedi- disse compiaciuta - guarda quanta gente che prega." "Beh? - fece la morte sdegnosa - anche questi me li porterò via tutti, alcuni di loro stasera stessa." "È vero - convenne la vita - ma queste persone non hanno paura di te, perché sanno di poter vivere in eterno." La morte scoppiò in una risata fragorosa e isterica." Vivere in eterno! Ma che sciocchezze vai dicendo? L'ultima parola ce l'ho io, sempre io, nessuno potrà mai piegarmi. L'uomo ha potuto soltanto allungare la sua permanenza nel mondo rimandando l'appuntamento con me. Ma io so aspettare. Non ho fretta." "Mia cara sorella - disse la vita - perché sorella ti chiamò un grande Santo, io e te siamo vincenti e perdenti in egual misura, questa è la verità. Oltre me e te vi è qualcos'altro di molto più grande, immenso e incomparabile, davanti al quale sia io che te dobbiamo inginocchiarci. Davanti alla Sua maestà dobbiamo cedere il passo perché Egli governa il mondo e l'universo. Noi serviamo soltanto il mondo come ancelle della vita mortale e della natura. Ma Lui è l'eternità." Dopo aver ascoltato queste parole la morte sconfitta nell'orgoglio se ne andò in un silenzio pieno di rancore. La vita invece tornò serenamente al suo quotidiano e paziente lavoro al servizio del Signore.







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